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Emiliano-Decaro, patto per spartirsi il potere: Pd umiliato e tagliato fuori

Annarita Digiorgio
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Mancano pochi giorni alle elezioni in Umbria e la sinistra, avvertendo un’altra disfatta come quella ligure, con la candidata di centrodestra Donatella Tesei avanti di due punti nei sondaggi, ha provato anche in questo caso ad affidarsi al supporto esterno della magistratura, che però non è andato a segno. Nel frattempo già ci si organizza per le regionali del prossimo anno, cruciali perché si andrà a votare anche nelle ultime tre regioni ancora in mano al centrosinistra: Campania, Toscana e Puglia.

Sulla Toscana il campo largo avrà grossi problemi a costituirsi, dato che questa è terra del giglio magico renziano, e qui il Pd dipende ancora da loro. In Campania sono giorni di forte scontro (come sempre, del resto) tra De Luca e il Pd romano. Il presidente vuole il terzo mandato, ma a mettergli il bastone tra le ruote è Elly Schlein. Due giorni fa De Luca ha convocato tutti i consiglieri a rapporto per votare la modifica allo statuto regionale aprendo al terzo mandato, ma Schlein ha vietato a quelli del Pd di partecipare. Del resto il governatore lo aveva già detto: «Se Orlando può fare sei volte il ministro, io che vengo votato perché non posso fare tre volte il Presidente di Regione?».

 

 

 

Dove invece Elly Schlein non ha proprio voce in capitolo è in Puglia. Questa è terra di polipi, ed Emiliano e Decaro coprono tutto con i propri tentacoli. Del resto qui il Pd regionale paga l’affitto della sede al fratello di Michele Emiliano, lo stesso che fornisce gli arredi del consiglio a insaputa del governatore pm. E, nonostante in qualità di pm non possa partecipare alla vita di partito, è il governatore in persona che ne decide le sorti, tanto che tutti i parlamentari eletti escono dal suo gabinetto. E quindi ieri, fregandosene di Elly e tutto il Pd, Emiliano e Decaro hanno deciso il proprio futuro personale stringendo “il patto della pescatrice” attanagliati a un ristorante di pesce.

Il patto prevede che il dopolavoro a Bruxelles di Decaro durerà meno di un anno, e in primavera si candiderà come successore di Emiliano che, a sua volta, si candiderà come consigliere regionale in attesa di tempi migliori. È nota la capacità del governatore ad allargare i suoi tentacoli sugli scogli del trasformismo stringendo prede a destra e a manca. Questavolta nella rete è finito anche quello che fino a qualche mese fa è stato l’unico suo vero nemico su scala nazionale: Carlo Calenda. Che, dopo le dure battaglie condotte dal governo contro il Pd di Emiliano per Ilva e Tap, è entrato nella sua maggioranza.

 

 

 

Ora un suo consigliere regionale, Fabiano Amati, da Calenda presentato come «l’unico oppositore al sistema Emiliano», è addirittura diventato assessore al bilancio. A poco è servita l’uscita di ieri di Calenda («Non siamo coinvolti nelle scelte personali e opportunistiche di Amati») arrivata solo perché, dopo lunghe telefonate tra l’ex ministro ed Emiliano, il governatore ha scelto un consigliere di Azione anziché l’altro. «I nostri consiglieri continueranno a valutare nel merito i singoli provvedimenti che arrivano in consiglio regionale sostenendo tutto quello che riterremo utile per i cittadini pugliesi». Ma davvero Calenda pensa possa arrivare qualcosa di buono da quello che lui stesso ha definito «il peggior governatore d’Italia, esempio di populismo e clientelismo?».

 

 

 

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