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Elly Schlein, Vincenzo De Luca all'attacco: "Senza di me, qui viene giù tutto"

Elisa Calessi
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Oggi Elly Schlein sarà in Umbria, «tra Orvieto e Todi», come ha annunciato lei stessa sui suoi social, per lo scorcio finale di questa seconda, complicata, elezione regionale prima di Natale. Il “triplete” sognato (vincere in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna) è sfumato. Ma almeno la doppietta - Umbria ed Emilia Romagna sarebbe importante portarla a casa. Anche per mettere a tacere il ribollire di critiche e scontentezze che, nel Pd, è ricominciato a farsi sentire. E, dunque, per mettere in sicurezza la stessa leadership della segretaria.

Se dovesse andare male, infatti, c’è da aspettarsi che la pax interna fin qui ottenuta da Schlein cesserebbe. Non a caso c’è già chi comincia a ragionare della necessità di un “federatore”, un modo elegante per dire che Schlein non è adatta al ruolo di candidata premier per la coalizione. La segretaria si tiene alla larga dal chiacchiericcio e dalle discussioni. L’altra sera si è andata a vedere il film su Enrico Berlinguer di Andrea Segre. Ma è evidente che un risultato negativo darebbe forza ai tanti malumori che serpeggiano.

 

 

 

Il fatto è che la situazione in Umbria presenta molti aspetti simili al contesto ligure, dove è finita come sappiamo. Anche qui il M5S, alleato con il Pd a sostegno della candidata Stefania Proietti, sindaca di Assisi, non gode di ottima salute. Alle ultime elezioni europee il M5S ha preso l’8,9% e alle elezioni regionali di cinque anni fa non andò oltre il 4,19%. Cosa prenderà ora, che è in pieno travaglio interno? Da quel lato della coalizione, dunque, non c’è da aspettarsi molto. Quanto alla gamba centrista, è divisa in quattro liste civiche: Umbria per la Sanità Pubblica, Civici Umbri, Umbria Domani e Umbria Futura. I candidati di Italia Viva sono “nascosti”, per citare Raffaella Paita, in una di queste.

In attesa di vedere cosa succede, nel Pd è cominciata la fase (ben nota) dell’autocritica, alias processo alla leader. Dopo alcuni giorni di pausa, ieri è tornato a parlare Andrea Orlando, candidato sconfitto in Liguria, ribadendo le critiche che già aveva fatto a caldo: «Per fare una coalizione», ha detto in una intervista a La Repubblica, «non basta che i partiti sostengano la stessa persona, serve anche un progetto strutturato di Paese e dei territori. Qui abbiamo pagato il problema che si ripropone per tutti i candidati di centrosinistra: l'incertezza nello schema di gioco. Tema che se non affrontato per tempo rischia di diventare decisivo. Spero serva da lezione per i prossimi voti regionali, e sia utile per il futuro».

 

 

 

E la Liguria non è un caso chiuso. In primavera dovrebbero tenersi le elezioni per eleggere il sindaco di Genova, dopo la decadenza di Marco Bucci, passato a guidare la Regione. Il Pd vuole fare in fretta a scegliere il nome del candidato, anche perché il centrodestra è già pronto ai nastri di partenza (si parla di Pietro Piciocchi, vicesindaco di Bucci). «Su Genova», ha scritto ieri sui social Orlando, «dobbiamo discutere e decidere molto rapidamente. A destra un candidato c'è, le Regionali dicono si può vincere a patto si faccia veloce. Non si rimanga impantanati come successo da maggio ad agosto. La lezione direi c'è stata data e probabilmente è stata capita». Lunedì è stata convocata una segreteria regionale del Pd. Ma i problemi non mancano: il M5S ha ribadito di non volere nessuna alleanza con Italia Viva. «Il veto a Renzi ha pesato perché avremmo perso con maggior distacco», ha detto Luca Pirondini, senatore genovese del Movimento.

 

 

 

Gli ha risposto per le rime Paita: «Non so se Pirondini capisca meno di politica odi matematica. Di sicuro si vedeva già sindaco di Genova, poi si è svegliato tutto sudato».
Il problema delle alleanze, dunque, è tutt’altro che risolto.

Ma Schlein ha un altro grande nodo da sciogliere che si chiama Vincenzo De Luca. Il governatore ha avvisato la maggioranza in Consiglio regionale che in aula arriverà la norma per il cambio del regolamento che gli permetterà di candidarsi per un terzo mandato in Campania. Inutile il tenativo di Elly di farlo desistere. Tanto che la segretaria, ricevuta la comunicazione della candidatura di De Luca nel 2025, lo ha incalzato: «In una comunità ci si rispetta. Tutti utili, nessuno indispensabile e nessuno eterno». Messaggio mal digerito dal governatore che avvisa: «Io sono indispensabile, senza di me qui crolla tutto».

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