Cerca
Logo
Cerca
+

Liguria, da dove arriva il 3,1% dei voti per Marco Bucci: altro schiaffo alla sinistra

Francesco Specchia
  • a
  • a
  • a

In quanto ad analisi dei flussi elettorali, l’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo- da quasi una sessantina d’anni- possiede l’autorevolezza oracolare degli Efori nell’antica Sparta. Sicché quando il Cattaneo ti spara che, alle elezioni liguri, i votanti centristi hanno tradito il prode Orlando per il saggio Bucci, be’, l’analisi assume contorni elettoralmente inquietanti. Inquietanti il centrosinistra, intendiamo. Focalizzando infatti l’attenzione sul confronto tra il voto alle elezioni Europee dello scorso giugno e il voto per le Regionali -parametro assai comune a livello internazionale-, risulta che una «considerevole fetta di elettori dell’ex-Terzo Polo (Azione, Italia Viva, +Europa) sia confluita nelle liste dei partiti di centrodestra», spiega, appunto, il Cattaneo. Si tratta di un «notevole» afflusso di voti che ha portato Marco Bucci ad allargare i propri consensi; e che, sottolinea l’Istituto, «sembra avere convinto una piccola parte anche dell’elettorato che alle europee aveva votato M5S e Pd, oltre naturalmente una quota consistente degli ex elettori dell’area liberale-europeista del centrosinistra». Si parla di almeno 3,1% di flussi di voto da Azione, Italia Viva e + Europa verso il centrodestra (solo lo 0,5% verso il centrosinistra). Al contrario, per quel che attiene l’altro campo, quello avversario, «si nota come non vi siano apporti dall’elettorato avversario, segno che i voti del candidato Andrea Orlando sono presumibilmente arrivati nella quasi totalità dal proprio elettorato di riferimento».

Di più. Aggiunge il Cattaneo: «Seppur conclusa con un margine ridotto, la competizione elettorale in Liguria sembra indicare chiaramente vincitori e sconfitti. Lo fa in primo luogo perché l’area politica che sosteneva Orlando aveva ottenuto, nel suo insieme, alle Europee del 2024, quasi il 50% dei voti, a fronte del 44% del centrodestra. Un vantaggio confermato peraltro per larga parte della campagna elettorale anche dai sondaggi, poi progressivamente assottigliatosi e definitivamente sfumato nelle urne». In pratica, proprio nell’analisi approfondita dei flussi –su un campione di 104 comuni su 234- il passaggio di una grande fetta degli elettori dell’ex Terzo Polo verso lidi diciamo “governativi” risulta certo quanto inaspettato; anzi, si preconizzava il fenomeno esattamente opposto, data la spinta delle inchieste giudiziarie che avevano coinvolto l’ex governatore Giovanni Toti. Eppure.

 

 

Eppure, si evince chiaramente perfino un interscambio di voti tra il centrodestra e il bacino dell’astensionismo, con i flussi in entrata che sembrano compensare i flussi in uscita. Infine, si nota come «non vi siano apporti dall’elettorato avversario per quanto riguarda il centrosinistra, segno che i voti del candidato Orlando sono presumibilmente arrivati nella quasi totalità dal proprio elettorato di riferimento, al contrario dell’avversario Bucci che sembra avere convinto una piccola parte anche dell’elettorato che alle Europee aveva votato M5S e Pd, oltre naturalmente una quota consistente degli ex elettori dell’area liberale-europeista del centrosinistra». Per certi versi, insomma Matteo Renzi, prima di rimanere escluso a causa del veo di Conte dalla sinistra Armada tutt’altro che invincibile- aveva ragione: i voti del centro sono decisivi per vincere. Solo che Renzi si rivolgeva al centrosinistra, mentre i suoi voti, nell’urna, sono scivolati a centrodestra. Il Cattaneo rileva dunque, asetticamente, che il «campo largo», di fatto s’è sempre più ristretto per non dire sciolto.

E c’è stato sicuramente un “effetto- Conte”, ma non come Elly Schlein sperava: nel senso che il Movimento Cinque Stelle devastato dalla faida interna tra l’avvocato e l’Elevato (ora è sotto il 5%, mentre alle Europee di giugno era al 10%), ha contribuito a trascinare l’Orlando & C. verso l’abisso. «L’ennesima sconfitta in ambito regionale riporta l’attenzione sul rapporto Pd-M5S, con il primo che risulta primo partito della regione con il 28,47% dei voti di lista, mentre il secondo delude con solo il 4,56%.» dice sempre il Cattaneo. Tra l’altro, da quelle bande, tira una brutta aria anche per Carlo Calenda per la cui autorizzazione a procedere (per diffamazione aggravata ai danni di Clemente Mastella, dati alcuni messaggi sui social) l’Aula del Senato ha dato il via libera, con astensione del centrodestra e ben 54 voti favorevoli –guarda un po’- della sinistra. Mentre, dal lato centrodestra, spiega sempre l’Istituto «al netto del drastico calo della partecipazione, quest’elezione ha fatto registrare il secondo miglior risultato del centrodestra dal 2006 ad oggi, secondo solo all’exploit delle scorse regionali».

Dai blog