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Liguria, il Pd perde e fa festa: cosa accade nel magico mondo di Elly Schlein

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Alessandro Gonzato
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E vissero felici e perdenti. Il Pd esulta perché in Liguria ha preso il 28%: «Evviva, abbiamo doppiato Fratelli d’Italia!». Ha vinto il candidato di centrodestra, ma è un dettaglio. I dem sono in estasi: «Siamo il primo partito», festeggia Elly Schlein, «siamo cresciuti di più di due punti dalle Europee e di nove dalle Regionali del 2020, dove però c’era stata un’affluenza di sette punti superiore. Il dato dell’affluenza è drammatico», continua la segretaria, e invero siamo al tragicomico. Elly è in trance agonistica: «Abbiamo vinto a Genova, e questo ci dà speranza per il futuro della città». Evvai, che partano i caroselli! Schlein è come l’“Allenatore nel pallone”, solo che alla fine il mitico Oronzò Canà, interpretato da Lino Banfi, riesce a raggiungere l’obiettivo. Lo schema di Elly, a capo dei rosso-giallo-verdi, non si è dimostrato all’altezza del caotico 5-5-5 del tecnico della Longobarda. Eppure la grancassa mediatica alimentata dai maître à penser della sinistra che piace alla gente che piace ha glorificato l’impresa di Elly da Lugano, la cui coalizione fino a un paio di mesi fa veniva data in largo vantaggio nei sondaggi – sulla scia delle dimissioni politico-giudiziarie del governatore uscente Giovanni Toti – e invece è finita gambe all’aria.

Sennonché esulta anche il candidato sconfitto, Andrea Orlando, per tre volte ministro, nel Pd da quando è nato (il Pd, non Orlando) e animatore di una propria corrente interna. È finito spernacchiato. Chissenefrega, lui è raggiante: «Il Pd ha avuto un grande risultato, ma anche la coalizione ha avuto un grande risultato se pensiamo che alle scorse elezioni regionali ci separavano 17 punti dal centrodestra, e oggi meno di uno. Poi come ho spesso ricordato talvolta sbagliando», ecco che Orlando torna su uno dei suoi ultimi capolavori, «la destra in Liguria governa tre capoluoghi su quattro, e i sindaci contano». Orlando pochi giorni prima del voto pensava che la Liguria avesse 5 capoluoghi, anche se il quinto ancora è un mistero. Su “X” l’Orlando cinguetta: «Comunque grazie Liguria». Molti commenti sono irriferibili. Ne riportiamo altri: «Prego, non c’è di che»; «Sei riuscito in un’impresa, perdere»; «La quinta provincia, Nizza, ha mollato». Ecco qual era.

 


Goffredo Bettini, dirigente Pd e una vita passata nei palazzi tra Roma e Bruxelles, alla vigilia aveva parlato di «Modello Orlando»: magari si riferiva agli Stati Uniti. Anche dopo il voto il Bettini non demorde: «Orlando ha svolto una campagna elettorale straordinaria. Va ringraziato da tutta la nostra comunità». Per il senatore dem Alessandro Alfieri – lo scrive su Facebook – «Il Pd ha preso un notevole 28%, il doppio di Fdi». Poi va detto che Alfieri, componente della segreteria nazionale ed esponente di punta dall’ala riformista dem, aggiunge che «proprio per questo la sconfitta in Liguria brucia». Si sarà confuso. Con due mesi d’anticipo irrompe il Natale, che di nome fa Davide ed è il segretario ligure del Pd. «Orlando ha fatto un grande lavoro, ha ridato al centrosinistra la capacità di competere seriamente, a testa alta, in una regione in cui da tempo non c’era partita». In effetti il pronostico era a senso unico, a favore della sinistra, che dopo l’arresto di Toti aveva a disposizione un rigore a porta vuota. Dal dischetto Elly ha fatto cilecca. Neppure l’attacco a urne aperte di “Report” è servito a dare la vittoria ai compagni.

Il deputato dem Matteo Orfini afferma che «c’è amarezza per i risultati», ma evidenzia che «è stato premiato il fatto che si è cercato di essere inclusivi». L’eurodem Stefano Bonacci ripete il ritornello scritto dagli strateghi al Nazareno: «Siamo nettamente il primo partito in regione. Ora costruiamo un centrosinistra nuovo». Sogni di gloria. Breve parentesi: sui profili social di Schlein e del Pd non c’è una riga di commento al voto. Si parla di tutto ma la Liguria non esiste più. Nell’ultimo “post” c’è Elly sul palco col caravanserraglio di M5S e Avs e la scritta “Per la Liguria, per bene”. L’immarcescibile consigliere lombardo Pierfrancesco Majorino è in brodo di giuggiole: «Con Elly Schlein, in gran parte proprio grazie a lei, abbiamo riavviato battaglie su sanità, salario, diritti sociali e civili. Dobbiamo proseguire su questa strada». A destra ci sperano.

 

 

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