Liguria, lo sfogo di Andrea Orlando: "Come una cavia, correre con 10 kg in più"
"In politica, la cosa peggiore è perdere quando puoi vincere", il candidato dem Andrea Orlando uscito sconfitto dalle Regionali in Liguria lo ha detto a una volontaria subito dopo aver appreso della vittoria di Marco Bucci, appoggiato dal centrodestra. Dalle parole dell'ex ministro al Corriere della Sera traspaiono soprattutto delusione e rabbia. "Siamo stati una cavia - ha detto a Marco Imarisio del Corsera -. Abbiamo provato sulla nostra pelle quel che può accadere senza una coalizione ben strutturata alle proprie spalle. Puoi essere unito fin che vuoi a livello locale, e noi lo siamo stati, e io ne sono orgoglioso. Ma se non c’è qualcuno che tira le fila a livello nazionale, è come correre con dieci chili in più sulla schiena".
Il riferimento è alla coalizione di centrosinistra guidata dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dove ci sarebbero state mancanze pesanti, a partire dalla decisione di Italia viva di sfilarsi dopo i veti di Giuseppe Conte e Movimento 5 Stelle. Ma anche i dissidi tra i grillini, dopo la rottura tra il leader e il garante Beppe Grillo, potrebbero non essere stati di aiuto. Orlando è sembrato comunque rassegnato: "Non credo fosse possibile fare diversamente. Non c’era solo il veto di Conte. Se i renziani, anche senza simbolo di partito, fossero entrati nella mia lista personale, a quel punto si sarebbe inalberato Calenda, in perenne competizione con Renzi. Anche Italia viva ligure non era neutrale in questa dinamica".
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Il candidato dem ha posto l'accento sulle profonde divisioni all'interno del centrosinistra: "A partire da agosto, una settimana dalla chiusura delle liste uno dice no tu no, e un altro pone dei distinguo, un altro ancora va per i fatti suoi. Senza una cabina di regia nazionale, è come fare un cubo di Rubik". Pur non citando direttamente la segretaria del Pd, l'ex ministro ha fatto notare una gestione non positiva della situazione pre-elettorale: "A partire dall’inizio dell’estate, la gestione non ottimale del riavvicinamento con Italia viva ha creato tensioni anche all’interno del Partito democratico".
Delusione a parte, Orlando resta un convinto sostenitore del campo largo. "A me, e credo di non essere il solo - ha poi aggiunto - è senz’altro sfuggito qualcosa della tempistica con la quale è stata gestita la crisi interna del Movimento. Il modo poi è stato quanto meno discutibile". Quando gli è stato chiesto cosa dirà a Conte quando lo vedrà, ha risposto: "Mettetevi d’accordo tra voi. Su cosa volete, e cosa volete diventare. Perché altrimenti, le vostre tensioni si scaricano sull’intera coalizione". L'ex ministro ha detto che è disposto a prendersi le sue responsabilità, anche se la convinzione di aver perso per colpa di eventi esterni sarebbe comunque forte.
"Spero almeno di essere stato utile. Se la stessa situazione dovesse riproporsi a livello nazionale, la sconfitta sarebbe certa - ha continuato Orlando -. La destra si coagula sempre e comunque dietro a un leader, prima Berlusconi poi Giorgia Meloni. Noi, con le nostre pluralità e le nostre differenze, dobbiamo a tutti costi trovare un modo per stare uniti a livello nazionale, trovando stabilità al momento del voto, come fanno loro". Secondo lui, è necessaria stabilità: "Non possiamo avere ogni volta una coalizione a geometrie variabili, che cambia a seconda delle situazioni e dei territori. Questo ci toglie credibilità".
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