Nordio: "Gli hacker sono sempre un passo avanti, dobbiamo batterli"
Il ministro lancia l'allarme sulle banche dati violate e il cyber attacchi. Che solo in Italia sono quaranta al giorno
L’Italia viene sempre più dossierata, la cybersicurezza scivola nel maelstrom delle peggiori intenzioni, e Carlo Nordio si mostra garbatamente allarmato.
Il caso banche dati è un bubbone che scoppia a Milano e, da Casa Corriere a Napoli, il Ministro della Giustizia in videoconferenza è tranchant: «Credo che non siamo al sicuro e non saremo al sicuro fino a quando la legge da una parte e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con la tecnologia a disposizione della criminalità. In linea generale la tecnologia avanza sempre più in fretta rispetto alle leggi». E, aggiunge Nordio che «lo ha fatto in tutti i settori, a cominciare dalla bioetica. I malintenzionati sono sempre un po’ più avanti rispetto agli Stati, sono riusciti ad hackerare anche il Cremlino. Noi dobbiamo attivare i nostri sforzi per allineare la normativa vigente, che stiamo già facendo, e lavorare di fantasia per prevedere, senza dover inseguire i male intenzionati». Se dunque i malintenzionati (specie se black hat, pirati informatici altamente specializzati arruolati dal dark web) sono sempre più avanti rispetto agli ordinamenti; be’, urge metter testa e mano su quegli stessi ordinamenti, anticipando i progetti criminosi.
SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE Nordio, che proprio in questi giorni ha patrocinato e ha benedetto diversi convegni sull’uso e l’abuso dell’Intelligenza artificiale, riapre dossier mai chiusi: «Siamo tutti esposti al rischio dossieraggio. Il vero problema che si porrà non è solo la captazione dei dati sensibili, ma prossimamente già con l’IA sarà possibile manipolare questi dati e sarà ancora peggio: perché una cosa è entrare in una cartella clinica e un’altra è manipolare i dati con l’intelligenza artificiale. Sarà facile e veloce creare una realtà virtuale ma che virtuale non è. Dobbiamo lavorare di fantasia per capire cosa farà la criminalità con i nuovi strumenti».
Certo, il ministro cerca di ammantare di ottimismo una realtà preoccupante, «direi che guardando i risultati delle indagini o quanto si è potuto capire, sono d’accordo: il dossieraggio era mirato contro persone di alta caratura politica effettivamente l’intenzione era sicuramente quella, i risultati diventano spesso un boomerang, quando i dossieraggi sono scoperti, diventano grossolani, goffi, con risultati contrari». Ed è vero, ma per declinare nell’effetto boomerang i dossieraggi devono –appunto- essere scoperti. Epperò, a scorrere i dati dei cyberattacchi da una trincea italiana che oramai è diventato un fronte di guerra movimentato, l’allarmismo in materia resta al calor bianco: sono all’incirca 12-15mila gli hackeraggi denunciati all’anno, una media di 40 al giorno. In più c’è la compravendita di utenze, username e password, e della vulnerabilità dei sistemi. I nostri sistemi informatici hanno falle antiche; il primo a denunciarle fu Umberto Rapetto, ex capo del Nucleo speciale frodi tecnologiche della Gdf, una ventina di anni fa. Da allora non è cambiato moltissimo. Tra l’altro, non è la prima volta che il Guardasigilli evoca la minaccia cibernetica. A gennaio scorso, Nordio annotò la portata globale dei crimini informatici e la loro pericolosità rispetto alle infrastrutture strategiche. Erano crimini denunciati dell’Euro Cyber resilience board per le infrastrutture finanziarie paneuropee; in quella sede Pietro Cipollone, membro del board Bce, stimò un costo annuale dei pirataggi in oltre 200 miliardi di dollari. E lì il Ministro anticipò «nuove norme in fase avanzata di cybersecurity». L o stesso Nordio illustrò, lo scorso ottobre, nuove azioni di contrasto, l’inasprimento delle pene per cybercrimini l’introduzione del concetto di «cyber-estorsione». Nordio, allora, parlò a Vienna, nel corso dell’Assemblea Plenaria degli Stati parte della Convenzione di Palermo; e stigmatizzò il rafforzamento dei poteri della Procura Nazionale antimafia, e la maggior incisività dell’Agenzia nazionale cybersecurity.
SI VA AL REFERENDUM Nordio, sollecitato, non si è tirato indietro neanche sul caso del giudice Paternello che riteneva «pericolosa» la premier («l’Amn anziché prendere posizione contro l’ha difeso: in qualunque altro Paese sarebbe stato uno scandalo»). E ha commentato pure sulle riforme della giustizia, dove «quello che non è negoziabile è la riforma costituzionale, sulla separazione delle carriere dei magistrati e sul Csm. Quella legge è blindata e auspico che dopo l’approvazione si vada a un referendum, è giusto che si esprimano gli italiani. Questo non è negoziabile, tutto il resto lo è. Sulle intercettazioni siamo apertissimi». Per ammorbidire l’affermazione gentilmente dinamitarda, Nordio aggiunge di volere che si smettesse di far coincidere la separazione delle carriere con «il pericolo che il pm venga sottoposto al potere esecutivo» (cioè lo slogan dell’Amn) poichè «nella riforma è scritto a lettere chiarissime che il pm è e resterà assolutamente autonomo e indipendente. La riforma va letta integralmente: la separazione delle carriere esiste in tutti i Paesi democratici». Il messaggio, insomma, è: rassegnatevi, la riforma della giustizia sta nel programma, è voluta dagli elettori. E, a occhio, è appena diventata la priorità per Palazzo Chigi…