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Legge elettorale, l'opposizione rifiuta la mano tesa della Meloni

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La versione breve della storia è che Giorgia Meloni tende la mano all’opposizione sulla ri scrittura della legge elettorale e l’opposizione rifiuta sdegnata. Non è tempo di dialogo, e non solo perché in Liguria si vota e occorre mostrarsi duri e puri: dopo le 15 di oggi, a seggi chiusi, sarà lo stesso. Anche se lì qualcuno volesse, l’atmosfera è troppo invelenita – nei confronti della maggioranza e tra le stesse sigle del “campo largo” – perché qualcuno accetti di trattare col nemico. Assieme a questa lettura, però, ne va fatta un’altra più complessa, che riguarda solo il governo e la sua coalizione: il “non detto” di Meloni stavolta è importante quanto le sue parole e lascia intendere che l’approvazione del premierato, «la madre di tutte le riforme», non sia più in cima alle sue priorità.

Il capo del governo ha lanciato l’appello alla sinistra nell’anticipazione al nuovo libro di Bruno Vespa. L’antefatto è noto: il disegno di legge che dovrebbe introdurre il premierato è stato approvato a giugno in prima lettura in Senato, e il suo iter alla Camera inizierà sul serio solo nel 2025, visto che in calendario ci sono già la manovra, il decreto flussi, il decreto Paesi sicuri e altri provvedimenti. «Bene che vada, inizieremo a discuterne a gennaio o febbraio», dicono alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio (...)

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