Bonelli e Schlein, "guerrafondai": si ribalta tutto, le teste di Gaza tradiscono la sinistra
Tornano le teste di Gaza, che poi sono quelli che manifestano per la pace ma si insultano ferocemente tra di loro. La cronaca dei cortei di ieri in varie città italiane ci consegna un affresco abbastanza triste, dove si alternano cori e bandiere antisraeliani e minacce gravissime a leader politici. E se vogliamo qui sta la novità: non ci sono le mani rosse e insanguinate con i soliti volti di Giorgia Meloni e del ministro della Difesa Guido Crosetto, ma persino quelle della leader del Pd Elly Schlein (assente alle sfilate) e del verde Angelo Bonelli, preso di mira pure lui e chissà perché, ma pure presente alla manifestazione di Roma dove lo sbeffeggiavano in quella maniera. Indicato, come gli altri, con la parola eloquente: “Guerrafondai”. La scritta era su un cartello con tanto di falce e martello e la sigla Fg-Fgc, su cui c’era anche scritto «Libano, Ucraina, Palestina: Nato assassina».
Devono fare prima pace con se stessi, pare di capire. Pace a senso unico, come sembra dimostrare lo sfogo dell’ex deputato del Pd Emanuele Fiano, sconfortato per l’assenza delle bandiere di Israele: «Spiace non vederle: il tono di un certo tipo di manifestazioni – (anche se non di questa, si è giustificato) - non era certo invitante per gli israeliani e per chi voleva la bandiera di Israele». E allora non ci si va, è il dubbio che mettono le sue stesse parole...
Comunque si è trattato di cortei dominati dalle solite presenze di parte: Pd, spezzoni vari della sinistra, l’immancabile Anpi e la cgil, con bandiere della Palestina e le sfilate praticamente obbligatorie anti-Israele. Il raduno più numeroso c’è stato a Roma, tra le sei città “mobilitate” per la pace. La piazza capitolina, ufficialmente è stata promossa da Europe for Peace, Rete italiana Pace e Disarmo, Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, AssisiPaceGiusta, Sbilanciamoci, ed è sostenuta – la fonte sono gli organizzatori - da oltre 350 associazioni della società civile.
I manifestanti di Roma hanno tenuto a presentarsi con uno stendardo, contraddetto però da parole e gesti del corteo: «Siamo ebrei e palestinesi siamo russi e ucraini l’umanità non ha confini», si leggeva sulla bandiera. Ma l’apertura del corteo per il cessate il fuoco ovunque è stata riservata ad una grande bandiera palestinese tenuta dagli attivisti, tanto per far capire chi comanda. Allo spettacolo, presenziavano il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, con diversi esponenti politici, tra cui i membri di Avs Nicola Fratoianni e appunto Angelo Bonelli. Per il Pd Laura Boldrini, Marco Furfaro, Roberto Morassut, Nicola Zingaretti e Marco Tarquinio.
Sotto la pioggia di Milano, invece, si è ritrovato un migliaio di persone partite dall’Arco della pace per arrivare in piazza della Scala: bandiere palestinesi, libanesi e kefiah per dire no alla guerra: in Medio Oriente come in Ucraina. In pratica lo stesso copione di Roma. Anche qui, in piazza l’associazionismo cattolico e la sinistra con la Cgil, il Pd, Verdi e Sinistra italiana. Fiano ha avuto da ridire anche con alcuni striscioni presenti in piazza sullo stop al genocidio: «Quello che accade a Gaza è un tragedia ma non è un genocidio: non c’è un progetto di eliminazione sistematica di un popolo». E alcuni militanti di Rifondazione comunista hanno persino intonano lo slogan: «Fuori l’Italia dalla Nato». Vogliono la pace con gli slogan.
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Ma, come abbiamo visto, anche con vistose contraddizioni all’interno dello schieramento “pacifista”. Se si cominciano a prendere di petto fra di loro a colpi di maschere insanguinate persino con i volti dei leader della sinistra, non faranno molta strada. Perché assomiglia molto ad una duplicazione dell’odio che infesta i popoli in guerra. Questo tipo di “pacifisti” sono in conflitto tra di loro, vittime di se stessi.
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