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Regionali Liguria, Bucci: "Se vince la sinistra in fumo 18 miliardi di euro"

Pietro Senaldi
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«Comunque sia, lunedì mattina dalle 7.30 mi trova nel mio ufficio di sindaco di Genova. È giorno lavorativo e ci sono tante cose da fare».

Potrebbe essere l’ultimo giorno alla scrivania di sindaco...
«Le sensazioni pre-voto sono come il meteo di questi tempi. Nulla di scontato. Però certo, mi auguro di vincere e confido che questo sia anche il desiderio della maggioranza dei liguri».

L’astensionismo la favorirebbe o la svantaggerebbe?
«Ognuno dice la sua. In ogni caso, io desidero che tutti i liguri vadano a votare, perché io governerò per tutti».

Anche per quelli del Pd?
«Sì, ma poi io sono convinto che tanti elettori del Pd faranno il voto disgiunto. Quelli di centrodestra e di centro li ho già tutti con me; e non solo i renziani, ma anche quelli di Azione».

Ma lei è di centrodestra?
«Non uso queste definizioni politiche. Io penso di essere un buon amministratore, ho un progetto per i liguri e ho tante forze politiche che mi sostengono».

Perché bisognerebbe votarla?
«Per confermare la visione della Liguria che io come sindaco di Genova e la maggioranza di centrodestra in Regione abbiamo avuto in questi anni. Il sogno Liguria: più turismo, più lavoro, più cultura e società e un reddito pro capite aumentato da 27 a 35mila euro. Le pare poco?».

 

 

 

Marco Bucci è connesso. «Sì, con il territorio», aggiunge lui. «Il mio programma è sostenuto da 130 sindaci liguri. Il mio rivale, Andrea Orlando, si fa sponsorizzare dal Pd romano o da ministri stranieri come la “dama rubra”, la spagnola Yolanda Diaz. Elly Schlein è stata qui in Liguria negli ultimi giorni più volte di quanto non abbia fatto in un anno e mezzo che è segretaria. La portano in giro come la Madonna pellegrina». Peraltro il sindaco è un po’ offeso con la segretaria dem, che «aveva l’albergo a 15 metri dal mio comitato elettorale e non è mai passata a salutarmi, io se l’avessi saputo l’avrei fatto».

Potrebbe essere che non si è fatta vedere perché si vergogna per le bugie che ha detto e che a Bucci proprio non vanno giù («ho lavorato tanti anni negli Usa, dove se fallisci ti perdonano, ma se menti sei finito, specie se sei un politico»), è la tesi maliziosa. «È venuta qui solo per diffamarmi: ha detto che io odio le donne e che non combatto la mafia. Ma se mi sostiene perfino il capitano Ultimo... ». E poi che c’entrano le donne? Sarà mica perla battuta sul fatto che tutti dovrebbero fare figli? «Quella è stata strumentalizzata ma non me la rimangio: tutti concordano sul fatto che i figli arricchiscono la società, dobbiamo farli e aiutare chili fa, se vogliamo andare avanti. Il che non significa criminalizzare chi non può o ha fatto scelte diverse» chiosa Bucci.

 

 

 

Anche la sua salute è stata argomento di critica politica...
«Ho assistito a episodi di pessimo gusto. Rispondo con una massima nota: nessuno sa quanto tempo ha, l’essenziale è usarlo bene e fare qualcosa per cui valga la pena».

Candidarsi vale la pena?
«Ho la missione che mi sono dato per questa parte della mia vita. Negli Usa lavoravo per me stesso e la mia famiglia. Oggi lavoro per i genovesi. Da martedì, spero di farlo per tutti i liguri».

Ma come sta?
«Benissimo. Ho finito in estate la radioterapia. Ora sto seguendo le cure immunologiche: un’iniezione al mese fino alla prossima estate».

Non si è stancato troppo in campagna elettorale?
«Sono riuscito a dormire almeno sei ore per notte. Per il resto, giravo dalle 7 alle 23, sono stato perfino in tre paesi che non avevo mai visto. Ho fatto una sorta di pseudo-turismo».

Si è divertito?
«Dire questo sarebbe eccessivo. Ci sono stati momenti molto divertenti. Mia moglie è venuta con me in tanti appuntamenti».

Per esempio quando litigava con Orlando?
«Quello no. Avrei voluto parlare di più di quel che c’è da fare. Invece ho dovuto difendermi dagli attacchi dell’estrema sinistra».

Orlando si è definito un moderato...
«Questo mi pare paradossale. Moderato forse come bolscevico. Ragiona ancora per piani quinquennali. Però gli concedo una cosa: quelli dietro di lui sono ancora più comunisti. Mi sono candidato anche per evitare che la Regione, con la sinistra, faccia un salto indietro di vent’anni. A Genova ho sostituito Marco Doria, esponente di quelli che teorizzavano il declino irreversibile di città e Regione e che l’unica cosa da fare fosse gestire il tramonto. Noi invece abbiamo dimostrato che ci si poteva rialzare. Gli anni bui non devono tornare».

Qual è stato il segreto?
«Restituire orgoglio ai liguri. La capacità di dire che il futuro è nelle nostre mani e di risultare credibili».

Lei ha il cancro. Uno degli argomenti forti della campagna elettorale della sinistra è stata la sanità. Orlando e compagni dicono che non funziona. È vero?
«I problemi della sanità ligure sono quelli della sanità nazionale. Noi abbiamo in programma la costruzione di cinque nuovi ospedali e due pronto-soccorsi. In più, per smaltire le liste d’attesa, faremo lavorare i macchinari 18 ore al giorno, pagando lauti straordinari. La sinistra ci critica, ma si oppone all’ingrandimento dell’ospedale Galliera. I grillini non lo vogliono e Orlando non sa contrastarli. Pretendono più sanità e non vogliono fare gli ospedali... ».

Dicono che il nuovo Galliera sarebbe un ecomostro...
«Ma va... È una struttura molto delicata, proiettata sul mare, di grande conforto per chi sta male».

Ha visto che il suo famoso concittadino, Beppe Grillo, è stato messo alla porta dal suo partito?
«E come farà adesso senza i 300mila euro del suo blog? Lo inserirò nei nostri piani di assistenza sociale. Scherzi a parte, è la dimostrazione che a sinistra litigano e basta. Noi invece andiamo tutti d’accordo. Questo significa che se vinciamo noi, le cose si fanno. Se vince la sinistra, la Liguria dovrà rinunciare i diciotto miliardi di opere pubbliche stanziati per il suo sviluppo. Addio Diga Foranea, Alta Velocità, Tunnel, Gronda... ».

È questo che l’ha convinta a ripensarci e candidarsi?
«Quando nel 2018 l’allora premier Giuseppe Conte mi chiamò per chiedermi di assumermi la responsabilità, che tutti scansavano, di diventare commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi, ho pensato che, se non lo avessi fatto, come sindaco non avrei mai potuto guardare in faccia i miei concittadini».

E questa volta?
«La famosa telefonata nella quale Giorgia Meloni mi ha detto che era importante che la Liguria non tornasse indietro mi ha convinto a candidarmi: ci sono troppo cose da fare, non si può lasciarle a chi non vuole lo sviluppo».

 

 

 

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