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Alessandro Giuli, il retroscena: la telefonata di Giorgia Meloni che ha cambiato il quadro

Elisa Calessi
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Il giorno dopo le dimissioni di Francesco Spano da capo di gabinetto del ministero della Cultura, con Report che pubblica un’altra anticipazione della puntata di domenica evocando sviluppi, Alessandro Giuli, fedele a se stesso e incurante delle critiche (che ha definito «chiacchiericcio mediatico»), vola alto. O nuota, sarebbe meglio dire sia pure metaforicamente, dal momento che, ieri, a Venezia, ispirato proprio dalla città lagunare, si è prodotto in un discorso sul rapporto strettissimo tra acqua e cultura.

L’occasione era la presentazione della rivista “La Biennale di Venezia”, che il presidente dell'istituzione, Pietrangelo Buttafuoco, ha fatto rinascere a 53 anni dall’ultima pubblicazione. «Ho detto e scritto di recente», ha spiegato il ministro della Cultura, «che l’acqua è l’anima di Venezia, che ne contiene il corpo, e quindi non c’è sede migliore per un nuovo cominciamento, per un nuovo esordio, per un atto d’amore e per una scommessa, se non qui, in questo centro di irradiazione meraviglioso di cultura, di civiltà e di amore». E ancora: «Un ministro della Cultura come me viene qui, pensa a ciò che rappresenta in Italia, con i suoi istituti artistici, la scienza, la ricerca, la creatività, e trova in Venezia un’unica realtà talmente alta, elevata, talmente oltre anche quelle che sono le sterili, sciocche polemiche del giorno dopo giorno». Venezia, ha proseguito, è l’esempio di ciò che si può «compiere dopo il diluvio». E anche qui metafora migliore non c’era per raccontare il diluvio che, in parte, ha travolto il Collegio Romano, sede del ministero della Cultura. «Il corpo umano e tutto ciò che è creatività nasce nel liquido amniotico. E questo è il liquido amniotico di una grande storia che ricomincia dopo tanti decenni».

Ma l’acqua non ha fermato i cronisti, ansiosi di avere una risposta sull’affaire Spano. «Non c’è nessun caso Giuli», ha risposto lui, «è ampiamente sopravvalutato il legittimo chiacchiericcio mediatico». E ha detto di sentirsi «sostenuto dalla maggioranza», come «testimoniano le dichiarazioni e i miei rapporti quotidiani con il governo e con il partito di maggioranza. C'è un rapporto di concordia e di volontà di andare avanti, con forza, condivisione e serenità». E ieri il premier Giorgia Meloni e il ministro si sono sentiti al telefono: un confronto, secondo quanto trapela, per spiegarsi e capire come riprendere il percorso.

 

 

 

Effettivamente, dopo i malumori emersi anche in alcune chat, il partito della premier ha fatto guardato attorno al ministro Giuli. Prova ne è la nota durissima con cui Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, braccio destro della premier, di prima mattina ha smentito seccamente, le «ricostruzioni del tutto inventate sul mio conto», ribadendo che «non c'è nessuno scontro tra me e il ministro Giuli», che la notizia è «falsa e pateticamente inventata». E ancora: «Io e Giuli ci conosciamo da più di trent’anni anni, è una persona che stimo e della quale apprezzo la grande professionalità. Gli attacchi scomposti da quando è diventato ministro sono sconcertanti e fanno ben capire quanti interessi abbia da difendere la sinistra all’interno del ministero della Cultura». E parla di «cecchinaggio mediatico» Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera. Del resto anche la premier, mercoledì sera, alla festa del Tempo, aveva minimizzato, facendo notare che la nomina di Spano al Maxii risaliva alla gestione precedente all’arrivo di Giulio.

Ma il caso è tutt’altro che chiuso. «La vicenda Spano è una piccola parte dell'inchiesta in onda domenica a Report», ha annunciato ieri il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, a Un giorno da pecora su Radio 1, anticipando che nella prossima puntata «c’è un altro caso che riguarda Giuli» e che «dopo quello che mostreremo qualcuno che non lo ama in Fratelli d'Italia può trarne forza». Di cosa si tratta? Il servizio dovrebbe ruotare attorno ai «requisiti» in base a cui è stato nominato ministro e a «come ha gestito il Maxxi e il suo ruolo in questo secondo caso Boccia. C’è un altro caso simile al caso Boccia che non riguarda Spano, ma un ruolo che avuto anche Giuli».

Le tensioni, intanto, continuano ad attraversare il partito di Fratelli d’Italia. Ieri Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura, che l’altro giorno davanti a tutti ha discusso animatamente con la sorella del ministro Giuli, addetta stampa alla Camera, ha smentito ogni lite e fatto ammenda pubblicamente. L’ordine di scuderia è di difendere Giuli e, semmai, prendersela con la sinistra che, per prima, ha nominato Spano e affidato incarichi al suo compagno. Di sicuro Meloni non intende affrontare un nuovo caso di dimissioni. Resta, però, dentro il FdI un malcontento diffuso per una vicenda che proprio non ci voleva.

 

 

 

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