Rottura Conte-Grillo, la rissa finale tra l'Ayatollah e i talebani pentastellati
Si potrebbe sintetizzare: modello talebano contro modello iraniano. Con Giuseppe Conte che, nella sua liquidazione sempre più demolitoria dell’icona Beppe Grillo, ricorda i talebani nella loro versione iconoclasta, quando ordinarono l’abbattimento delle statue di Buddha: qui, più modestamente, si tratterà di stracciare qualche foto dell’Elevato (anzi: dell’ex Elevato) di Sant’Ilario. E con Beppe Grillo - nella trincea opposta - che continua a sognare per sé il perpetuarsi (ormai impossibile, con Conte di mezzo) di un assetto costituzionale all’iraniana. Sotto di lui, apparentemente, un presidente, un governo, dei ministri. Ma, al vertice di tutto, se stesso: una versione laica dell’ayatollah Khamenei, una Guida Suprema, un soggetto legibus solutus, sciolto da qualunque vincolo legale, anzi legge egli stesso per tutti gli altri, cioè i sottoposti, i non elevati. Chiamati - per giunta - a pagargli una consulenza da 300mila euro l’anno per meglio consentire a lui, tramite il Sacro Blog, di trattarli da stronzio (nel caso di Conte) da avvocaticchi senza carisma. (...)