Giorgia Meloni contro le toghe rosse: "Albania, sentenza irragionevole. Perché ho pubblicato la mail di Patarnello"
Parla Giorgia Meloni. Lo fa alle celebrazioni per gli 80 anni de Il Tempo, lo storico quotidiano capitolino festeggiato ovviamente nella sua città, Roma. Sul tavolo molti temi: dalle freschissime dimissioni di Francesco Spano dal ministero della Cultura alla manovra, dallo scontro con la magistratura e fino al piano-Albania.
E si parte proprio dai centri di trattenimento albanesi, bocciati dal tribunale di Roma, uno stop poi superato con il decreto Paesi sicuri, firmato pochi minuti fa da Sergio Mattarella. "Nessuno Stato di diritto può prescindere dalla gestione dei flussi migratori e dal contrasto della immigrazione clandestina, perché l'immigrazione illegale è nemica della migrazione legale: io penso che anche la magistratura sia d'accordo con me", ha premesso Meloni.
Dunque, entrando nel merito dell'azione della magistratura, Meloni ha sottolineato che "la sentenza che ha riportato gli immigrati dall'Albania è irragionevole e dettata da un approccio di visione molto diverso da quello che ha il governo, i giudici si rifanno a una sentenza della Corte europea, ma le non convalide dei migranti irregolari sono iniziate molto prima. Uno dei giudici aveva pubblicamente dichiarato la contrarietà al protocollo Italia Albania, se quei migranti fossero rimasti a Lampedusa e portati in qualsiasi centro in Italia, ci sarebbe stato lo stesso risultato. Il protocollo Italia Albania può oggettivamente cambiare la gestione dei flussi, funzionerà, non consento che venga smontato. La questione dell'Albania è strumentale", ha chiosato.
Dunque, la bordata contro chi, come il Pd, ha auspicato per la vicenda-Albania sanzioni della Ue contro l'Italia: "Lavorerò giorno e notte ma darò le risposte che gli italiani si aspettano. Sono rimasta molto colpita dai parlamentari europei che criticano un protocollo Italia Albania, che è stato approvato dal Parlamento italiano. Quello che stanno chiedendo i parlamentari europei del Pd è di punire l'Italia, perché gli italiani non hanno votato come loro avrebbero voluto".
Quindi un bilancio di questi primi due anni di governo, che si concludono proprio in questi giorni. "Sono in pace con la coscienza. Non avrei potuto lavorare di più e metterci più passione e sacrificio". Gli impegni sono stati presi con gli italiani, ha aggiunto la leader di Fratelli d'Italia, "secondo quella che è la volontà della maggioranza degli italiani, e farò tutto quello che posso per rispettarli, compreso, se necessario, lavorare giorno e notte". Dunque un appello al Paese, tutto, affinché l'Italia torni a pensare davvero come una grande nazione: "Se noi smettiamo di flagellarci dalla mattina alla sera e di sottolineare sempre e solo quello che non va e ricominciamo a credere un po' in chi siamo, nel ruolo che abbiamo nel mondo, penso che a questa Nazione nessun obiettivo sia davvero precluso".
Altro tema caldissimo è quello della email di Marco Patarnello, sostituto procuratore di Cassazione che scriveva nella sua mail-list che Meloni "è pericolosa" di fatto perché non ricattabile, "perché agisce per visione politica". Parte di quella lettera era stata condivisa dal premier sui suoi profili social. Quando le ricordano come si fosse lamentata per la pubblicazione di alcune chat di FdI, ecco che risponde: "Uso due pesi e due misure". E ancora: "Non parlerei di complotto, le poche volte che leggo i giornali leggo di Meloni complottista, per me sono dinamiche bizzarre, non credo ci sia volontà di sovvertire la volontà popolare, ma c'è un menefreghismo rispetto alla volontà popolare, della serie: se il popolo non vota come dovrebbe votare vanno sovvertite le scelte".
Quindi, entrando nel dettaglio: "Sulla mail del magistrato, l'ho pubblicata perché dice che io agisco secondo una visione politica, ed è vero. Ma il ruolo della politica è rispettare la volontà popolare, non rincorrere interessi personali, ed è quello che faccio. Una politica forte, che non ha scheletri nell'armadio, non ha una seconda agenda, non è condizionabile è un problema per molti, per tutti coloro che sulla debolezza della politica hanno costruito imperi. Io continuo a rispondere alla volontà popolare e a non farmi condizionare da nessuno rispetto a quello che ritengo giusto per dare risposte ai cittadini, nel rispetto delle leggi", sottolinea con orgoglio il presidente del Consiglio.
E ancora, le dimissioni di Francesco Spano, ormai ex capo di gabinetto del ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Un passo indietro piovuto in tarda mattinata. "Non ho parlato con Alessandro Giuli né quando ha lo nominato né quando si è dimesso Spano: leggo dalle agenzie che ci sarebbe un conflitto di interesse tra il capo di gabinetto e un'altra persona che risale al Maxxi, al tempo di Giovanna Melandri, nessuna è stata nominata da Alessandro Giuli, penso che si debba chiedere a chi c'era prima, non capisco perché esca adesso", ha sottolineato Meloni.