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Ancona, tacchi alti in Consiglio per "solidarietà ai gay": l'ultima della sinistra

Andrea Muzzolon
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È ormai diventata un pezzo di storia italiana la foto che ritrae Aldo Moro, leader della Democrazia Cristiana, cinque volte Presidente del Consiglio nonché maggior promotore dei governi di centrosinistra, per mano con la figlia Agnese sulle spiagge di Terracina. Lui, serio ed elegantissimo, vestito di tutto punto con l’abito color avorio, la cravatta scura e le scarpe lucide anche fra la sabbia, a pochi passi dal mare. Era questo, a suo dire, il modo in cui portava rispetto alle Istituzioni. Essere impeccabile anche al di fuori del Palazzo perché il suo compito era quello di rappresentare la Repubblica e gli italiani.

Tempi andati, penserà qualcuno. Altri politici, altri tempi. Ma, soprattutto, altro stile che nel centrosinistra di oggi è andato via via sparendo. Circa 50 anni dopo quello scatto, spostandosi dal litorale laziale a quello ligure, ne troviamo la rappresentazione plastica. Siamo a Imperia, nell’aula del Consiglio comunale guidato dal centrodestra che sostiene il sindaco Claudio Scajola. Nel corso dell’ultima seduta, dalla maggioranza era giunta la richiesta di modificare il regolamento del Consiglio affinchè fosse imposto ai consiglieri l’uso della giacca e preferibilmente anche della cravatta. Un atto, sì formale, ma anche dal grande valore simbolico verso l’Istituzione che i rappresentanti dei cittadini sono chiamati a onorare. E, per di più, una prassi ormai consolidata a più livelli: il dress code, come oggi viene definito l’abbigliamento che è obbligatorio tenere in un determinato contesto, è presente alla Camera, al Senato e nelle aule dei Consigli regionali.

 

 

 

Eppure al consigliere Ivan Bracco, piddino ed ex candidato sindaco del centrosinistra a Imperia, proprio questo tentativo di nobilitare il Consiglio non è andato giù. «Il pubblico decoro sarà quando daremo un servizio ai cittadini», la sua argomentazione contro l’obbligo del completo. Un’opposizione senza se e senza ma al provvedimento, tanto che le urla indirizzate ai banchi della giunta hanno costretto il presidente dell’aula a espellerlo e a chiedere l’intervento della polizia municipale per scortarlo all’esterno. Scene surreali, ma evidentemente Bracco ai jeans, alla camicia fuori dai pantaloni e al suo giacchetto sportivo proprio non voleva rinunciare. Ma, suo malgrado, oltre al danno la beffa: non solo sarà ricordato per esser stato portato via di peso per non volersi mettere il completo, ma dal prossimo Consiglio sarà obbligato a indossare giacca e cravatta visto che la mozione è stata approvata dal centrodestra.

 

 

 

Purtroppo il viaggio attraverso gli orrori nei Consigli comunali non finisce qui. Questa volta il litorale di riferimento è quello Adriatico, in particolare la città di Ancona. Qui a dare spettacolo sono stati due consiglieri delle liste di centrosinistra: Francesco Rubini e Carlo Maria Pesaresi si sono presentati in aula con due paia di taccazzi ai piedi. Una “sobria” scarpa nera per Rubini, un più spregiudicato tacco giallo per Pesaresi. Inutile dire che la foto ha subito fatto il giro del web. Il gesto è stato motivato dagli esponenti della minoranza come un atto di solidarietà verso la comunità Lgbtq dopo un post sui social di una collega di Fratelli d’Italia ritenuto discriminatorio. Vero o meno, anche in questo caso non si è persa occasione per ridurre un’altra aula a mera vetrina in cui dar sfogo alle personali manie di esibizionismo di qualche consigliere in cerca d’autore. Insomma, non c’è armocromista della Schlein che tenga: il decadimento della sinistra passa anche da qui. Dagli abiti, ma soprattutto dal rispetto delle Istituzioni.

 

 

 

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