Alessandro Giuli, lo scivolone del "Domani": pur renderlo un nazi-esoterico...
Me l’immagino, l’Alessandro Giuli vestito come un druido, alla luce del solstizio d’inverno. Il pizzetto magico, il gilè sotto la tunica di lana grezza griffata da rune, l’invocazione di una litania misterica: ecco il Giuli che rientra a casa –una caverna abruzzese, circondata da dolmen, invasa da spiriti pagani- e che ammazza capretti nel tinello, in un ineludibile rito pagano. Meraviglioso.
Secondo le testate Open, diretto da Franco Bechis, e il Domani, di Carlo De Benedetti, il ministro della Cultura, nel suo discorso alla Buchmesse di Francoforte, pronunciando le frasi «quel che si può chiamare pensiero solare» e «il punto d’incontro tra la rigidità delle ideologie che si discioglie nella luce meridiana dello spirito mediterraneo», be’, risulterebbe un pericoloso agente provocatore. Un esoterista carezzato da brezza nazistoide. Soprattutto è il filosofo Andrea Colamedici sul Domani - in un dottisimo pezzo che spazia da Furio Jesi alla «nuova cultura di destra» - che mette in guardia il mondo dal ministro Giuli. Perché, dice, «dietro il suo linguaggio criptico si ritrovano riferimenti evidenti al pensiero di Julius Evola, pensatore tradizionalista, punto di riferimento per numerosi movimenti neofascisti». Sicchè Giuli, citando il “pensiero solare” e lo “spirito mediterraneo” di Evola insinua nella cultura italiana pensieri pericolosi. E sentenzia Colamedici che «ignorare o mimetizzare i riferimenti al pensiero esoterico permette a certe idee di infilarsi nel discorso pubblico senza opposizione, portando alla graduale accettazione di concetti che potrebbero minare i principi fondamentali delle democrazia». Evola sarebbe il cattivo, anzi il malvagio maestro che utilizza i miti arcaici per minare le fondamenta stesse dello Stato democratico. E, diamine magari è anche vero.
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Solo che Giuli non ha citato Evola, ma Albert Camus. Il quale Camus, nel suo ciclo dei “saggi solari” (L’estate e altri saggi solari, Bompiani), appunto, discetta sì, anche dello spirito mediterraneo, ma lo fa in una chiave illuministica universale; e Giuli indica proprio quel Camus come modello di una concezione laica e liberale della cultura. Tutto il contrario di Evola.
Tra l’altro, se uno avesse letto con attenzione il discorso di Giuli, le successive citazioni esplicite di Mann e di Goethe sono chiare a questo riguardo. Ergo, nella loro foga giustamente antipagana, Open e il Domani si sono buttati su “pensiero solare” e “spirito mediterraneo” sbagliati. Certo, magari il discorso del ministro era complesso. Era un po’ –diciamo- avvoltolato nel filosofico e scritto in un linguaggio eccessivamente alato (anche per il sottoscritto, lo confesso). Epperò, la voce baritonale di Giuli, abituata alle litanie sacrificali si attaglia perfettamente al quadro d’insieme.
Ma, insomma, resta che i colti colleghi abbiano confuso La rivolta contro il mondo moderno di Evola con L’uomo in rivolta di Camus. La loro penitenza sarà girare nei boschi bretoni, nudi, sotto la luna, con un falcetto d’oro a ricerca di mandragole. Magari recitando a memoria Il mattino dei maghi di Pauwels...
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