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Salvini contro Elsa Fornero: "Come vuole soffocare le famiglie italiane"

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"Ma ancora parla?". La domanda, diretta e brutale, di Matteo Salvini è puramente retorica, perché il pensiero su Elsa Fornero del vicepremier, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e segretario federale della Lega è noto da tempo. Da una dozzina d'anni, per l'esattezza. Da quando cioè la professoressa, piangendo in conferenza stampa consolata da un imbarazzatissimo Mario Monti, annunciò la riforma delle pensioni lacrime e sangue (degli italiani, però). La riforma più odiata di sempre, probabilmente, e con il cascame nefasto degli esodati

Fu la copertina del governo dei tecnici e da allora Salvini e la Lega hanno giurato di voler cancellare quella riforma, innescando una battaglia senza esclusione di colpi contro l'ormai ex ministra del Welfare. Che riconvertitasi in commentatrice politica su La Stampa e soprattutto in tv, nei vari talk di La7, non fa passare occasione dal canto suo per ironizzare contro Salvini, talvolta anche superando il limite dell'insulto.

 

 

 

L'occasione di polemica, questa volta, viene fornita a Salvini dalla questione manovra, lo spinosissimo dossier sul tavolo del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (peraltro numero 2 della stessa Lega). "Impossibile ridurre il debito se non si aumentano le tasse", assicura la Fornero intervenendo in un dibattito che va avanti da giorni. Giorgetti e la premier Giorgia Meloni hanno dovuto ribadire che non ci sarà alcuna tassa sulla casa, come strillato dalle opposizioni. Il ministro di via XX Settembre ha aggiunto che più che nuove tasse, ci saranno "forti tagli" ai ministeri. Sottolineando poi, riguardo all'altro capitolo caldissimo, che "chiedere un sacrificio alle banche non è una bestemmia. Lo rifarei". 

 

 

 

La Fornero ossessionata dalle tasse non va giù a Salvini, che sui social la bombarda con poche, miratissime parole: "Secondo la signora Fornero, per ridurre il debito serve soffocare le famiglie italiane con ancora più tasse...". Quindi quella postilla, "ma ancora parla?", che vale quasi quanto un editoriale di condanna politica.

 

 

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