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Christian Raimo, adunata per difendere il diritto all'insulto: chi perde le faccia a sinistra

Francesco Storace
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Raimo-day, come se fosse uno spettacolo comico o alternativamente l’adunata del rossore. Il fatidico giorno è oggi e ci toccherà sentire urla provenienti da La Sapienza (ma sempre lì?). Speriamo che non ci siano spranghe. Intellettuali, scrittori, giornalisti, politici e perditempo si raduneranno per appoggiare le minacce, gli insulti, le contumelie del professor Christian Raimo, specialista del ramo invettive antifasciste. Raimo ha difficoltà a esprimersi senza condire i suoi “ragionamenti” con violenza a tutto tondo, salvo poi lamentarsi se un tipetto così possa essere ritenuto incompatibile con l’insegnamento.

Il bello è che riesce a far sottoscrivere persino l’immancabile appello a suo sostegno: non manca Ilaria Salis, Niki Vendola si affaccia a vergare col suo autografo e spunta addirittura Matteo Pucciarelli, il cronista di Repubblica che ha lanciato per primo Roberto Vannacci nell’olimpo della politica. Ora se la prende con Valditara, buona fortuna ministro.

Ma sono tanti, persino la famosa scrittrice – ahimè il premio Strega non lo ha vinto – Valentina Mira, quella convinta che i ragazzi assassinati ad Acca Larentia nel 1978 in fondo se l’erano cercata. Tra le perle migliori di Raimo quella rivolta proprio al titolare dell’Istruzione: «Sappi che io a scuola insegno solo storia militare per formare le truppe scelte che vi verranno ad assediare». Un chiacchierone, indubbiamente, se si limita a scrivere sciocchezze del genere sui social. Pericoloso, se fa sul serio.

 

 

 

MESSAGGIO PERICOLOSO

In televisione ha detto che «i neonazisti vanno picchiati, io insegno a scuola e penso sia giusto picchiarli». Ora, al ministero dell’Istruzione e del Merito figura come sottosegretario Paola Frassinetti, che Raimo indica come «vicina a gruppi neonazisti». Istigherà a picchiare anche lei, il professore?

Petrolini si accorse di uno spettatore che lo insultava a teatro, dalla galleria... Ad un certo punto interruppe la recita e si rivolse al disturbatore dicendo: «Io non ce l’ho conte, ma con chi ti sta vicino e non ti butta di sotto!». Ecco, i mitici firmatari dell’appello segnalano una sinistra capace di mobilitarsi solo per il diritto all’insulto.
Andranno in fila alla Sapienza a predicare contro il governo e guai ad avvicinarsi per dir loro che è ora di smetterla con questa deriva imbarazzante. Se ti andrà bene ti inviteranno bruscamente a tacere. Peggio se avranno anche bevuto o fumato qualcosina di non esattamente adatto.

Qual è il messaggio che vogliono mandare i firmatari della solidarietà con Raimo? Che l’avversario politico va fatto a pezzi? Che a scuola e all’università non deve esserci spazio per una dialettica quantomeno democratica e pluralista? Raimo si è candidato alle ultime elezioni europee con Avs (li raccattano proprio tutti Bonelli e Fratoianni) con uno slogan che è tutto un programma per la sua ambiguità: «La lotta, amata». Manca la R, quella di rivoltella.

Ecco, uno così deve fare come gli pare di fronte ai suoi studenti e nessuno può mettere in discussione la modalità di insegnamento abbastanza stravagante? Questo vorremmo sommessamente far notare a chi lo sostiene.

 

 

 

COME NEGLI ANNI ’70

Adesso Raimo mette insieme quel codice di comportamento che qualunque docente è tenuto a rispettare con le nuove norme sulla sicurezza e si sente autorizzato a urlare contro il governo, Giorgia Meloni inclusa (quanto è delicato con la premier nel momento in cui la indica come voce della fogna, il professore). E il ministro, chi è il ministro Valditara per questo militante estremista? Lo dipinge con la cialtronaggine, l’incapacità di avere una biografia internazionale, la recrudescenza dell’umiliazione. «Abilismo, classismo, sessismo: c’è tutto»; «Valditara è la morte nera e va colpito».

È critica politica o un linguaggio da brigatista? Lo dicano tranquillamente i suoi sostenitori. Quindi, nel momento in cui un docente trombato alle elezioni decide di salire alla ribalta con una mitraglietta verbale che qualcuno si sentirà autorizzato a tradurre in pistolettate, arrivano gli intellettuali della malora a dire che in fondo ha ragione, si fa così.

Si permette di accusare il governo di essere antidemocratico, ma è Raimo a impugnare la spada della minaccia e dell’insulto. E dovrebbe essergli consentito al punto da non sentire il dovere di verificare se e dove ha sbagliato un personaggio del genere? C’è da chiedersi che cosa si pretenda ancora prima di poter adottare provvedimenti davvero necessari. Se l’è presa persino con Ernesto Galli della Loggia. La sua colpa?

Presiedere, per volontà di Valditara, un gruppo di lavoro per l’analisi «di adeguati interventi di revisione dell’ordinamento della formazione superiore». Magari sarebbe stato meglio se a presiederla fosse stato chiamato Renato Curcio.

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