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Università, parlano di "tagli enormi?" Ma i rettori si aumentano gli stipendi...

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Un allarme oggi, un altro domani. "Università a rischio", "Tagli enormi". Il collasso del sistema dell’alta formazione italiana è vicino? A luglio il primo grido di dolore dei rettori: mancano 500 milioni rispetto allo scorso anno. Nei giorni scorsi, tramite il giornale amico Repubblica, i tagli diventano 800 milioni.

Incomprensibile come in tre mesi siano maturati 300 milioni in più, tant’è che stiamo assistendo a una ridda di prese di posizioni contro la ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario che ogni anno stabilisce il Ministero dell’università, seguendo dei criteri che lo stesso ministro Anna Maria Bernini ha definito vetusti, invitando la Conferenza dei rettori a sedersi al tavolo per rivederli.

Ma andiamo in ordine. Dalle tabelle pubblicate sul sito del ministero, la riduzione in effetti c'è. Ma è solo di 173 milioni rispetto allo scorso anno. Calcolando che lo stanziamento totale nel 2023 arrivava a 9,2 miliardi e quest'anno supera comunque i 9 miliardi, stiamo parlando di una riduzione del 2% circa. Senza contare, che lo scorso anno le Università hanno ricevuto in anticipo 120 milioni che invece sarebbero dovuti essere appostati quest'anno.

Intanto però i rettori, oltre a lamentarsi, trovano i soldi per alzarsi lo stipendio. Quelli non mancano. E infatti, nell’Italia sorniona delle caste baronali e dei sindacati di sinistra, pronti ad annunciare manifestazioni di piazza ad ogni sospiro del governo, capita che la Cgil si scagli contro i rettori, dando così ragione alle scelte compiute dall’esecutivo Meloni.

È accaduto a Lecce, dove la Flc Cgil ha fatto appello al Cda dell'Università del Salento per chiedere di valutare un passo indietro rispetto all’aumento dei compensi al rettore e ai vertici dell’ateneo, “alla luce dei nuovi tagli del Fondo di finanziamento ordinario”. Il riferimento è ai 3,5 milioni di euro in meno che l’ateneo leccese riceverà quest’anno dal Ministero dell’università e della ricerca.

Ed ecco allora che per il sindacato sarebbe opportuno rivedere il recente aumento degli stipendi del rettore e del prorettore, rispettivamente da 25.200 a 121 mila euro l'anno (+480%) e da 10.800 a 30.250 euro (+280%), ai quali si aggiungono la previsione di un’indennità per i componenti del CdA e il raddoppio dei gettoni di presenza dei componenti il Senato accademico. Costo stimato dell’operazione: 400 mila euro, con il “rischio concreto – ha previsto Flc Cgil – non solo di dover fare tagli ad attività vitali, ma anche di non riuscire a garantire gli stipendi del personale”.

Tuttavia, in un clima di caccia alle streghe, c’è da dire anche che i conti dell’Università del Salento beneficeranno di un aumento non indifferente dei fondi statali rispetto al periodo pre-Covid. Se nel 2019 erano 71 milioni di euro, quest’anno saranno 80. Nove milioni di euro in più per ottemperare alle esigenze vitali dell’ateneo. Se tra queste rientrano anche l’aumento di quasi 5 volte del compenso del rettore è una questione che attiene esclusivamente alle scelte dell’università, che in questo campo, così come in moltissimi altri, gode di piena autonomia.

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