Guido Crosetto, i dossier sul ministro tenuti nascosti per mesi: spunta una lettera anonima
Lo “scoop” tenuto nel cassetto per mesi. La notizia preparata ma non pubblicata subito per aspettare il momento politico più propizio, nella speranza di buttare giù prima dell’insediamento un ministro in pectore e chissà, forse, anche un governo di centrodestra che stava nascendo. E poi spunta una lettera anonima, di cui nessuno era a conoscenza. Una missiva su carta intestata del ministero del Lavoro che avvertiva Guido Crosetto che su di lui erano stati fatti numerosi accessi da parte di due dirigenti del ministero di via Flavia.
Leggendo le carte dell’inchiesta di Perugia sul presunto dossieraggio ai danni di politici, imprenditori e vip, si scopre che tanto presunto poi non era. Per carità, tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma le date in questa vicenda sono fondamentali per capire come funzionava quel «verminaio» di accessi abusivi su cui prima la pm di Roma Antonia Giammaria e ora il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, hanno scritto pagine e pagine di atti d’indagine. L’inchiesta, com’è noto, è partita da un esposto a piazzale Clodio di Crosetto, insospettito dopo avere visto con grande evidenza su alcuni giornali i propri dati bancari e i compensi percepiti quando era consulente della società Leonardo.
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Il 7 settembre 2023 il ministro della Difesa, parte offesa in questa vicenda, assistito dal suo avvocato, riferisce a Cantone ciò che sa e perché ha deciso di denunciare a seguito di un articolo molto preciso uscito alla fine di ottobre 2022 sul quotidiano Domani, oggi diretto da Emiliano Fittipaldi. In realtà, a luglio di quello stesso anno, sul medesimo giornale, era già uscito un altro “pezzo” abbastanza informato sulle aziende in cui era socio Crosetto o suo figlio Alessandro. Correttamente, fra l’altro, Crosetto senior era stato anche contattato dal cronista della squadra di segugi di Fittipaldi che gli aveva fatto qualche domanda in merito all’articolo che avrebbe scritto. «Non mi parve dalla lettura che vi fossero notizie riservate e quindi non ritenni che vi fossero gli estremi per presentare denuncia», fa mettere a verbale il ministro.
Siamo a luglio del 2022 e le Politiche sono a un passo. La campagna elettorale si preannuncia infuocata (non solo per ragioni stagionali) e quasi tutti i sondaggi dicono che Fratelli d’Italia ha il vento in poppa. Il motto che campeggia sui manifesti che invitano a votare per Giorgia Meloni e per i suoi è: «Pronti», a conferma del fatto che il centrodestra si prepara a governare. Ma sui nomi dei futuri ministri nessuna certezza: solo in qualche retroscena il politico piemontese viene inserito qua e là tra i papabili, del resto lui aveva sempre dichiarato di non volersi candidare alle elezioni, pur non facendo mancare il proprio sostegno al partito.
Il 29 settembre, quattro giorni dopo la vittoria di Fdi, anche il Fatto quotidiano scrive un articolo sulle società del big meloniano puntando a mettere in luce un potenziale conflitto d’interessi cui andrebbe incontro il futuro ministro. Il testo, però, non conteneva dati coperti da segreto, ma solo notizie che potevano essere ricavate da atti pubblici. Crosetto legge ma senza andare dall’avvocato.
Un mese dopo, invece, il 27 ottobre, Domani ci riprova e questa volta l’articolo non poteva che essere farina del sacco di qualcuno che aveva accesso a banche dati dello Stato. Le indagini, infatti, diranno che il finanziere Pasquale Striano, coordinatore del gruppo Sos (Segnalazioni operazioni sospette) in forza alla Dna ha ottenuto quelle informazioni sensibili e le ha passate all’amico cronista. Perché rispetto al primo articolo di luglio, il secondo è arrivato solo a ottobre? La risposta più plausibile è che non essendosi candidato alle Politiche, Crosetto non era da subito considerato trai nomi sicuri dell’esecutivo nascente. Come se la sua nomina fosse avvenuta in modo inatteso, del resto pare che l’ex parlamentare abbia sciolto la riserva al presidente del Consiglio solo il giorno stesso dell’indicazione della lista.
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In sostanza, quindi, per l’accusa il dossier è stato confezionato proprio per provare a smontare la nomina di Crosetto e per provare a stroncare sul nascere l’esecutivo targato Meloni. Ma c’è dell’altro. Una lettera anonima giunta al ministro, che però sarebbe stata cestinata quasi subito. Scritta su carta intestata del ministero del Lavoro e contenuta in una busta sempre intestata al ministero del Lavoro, diceva in pratica che nei confronti del cofondatore di Fratelli d’Italia erano stati fatti numerosi accessi abusivi da parte di due dirigenti del medesimo dicastero. I nomi dei due spioni, però, non erano indicati. E il messaggio al politico era più o meno il seguente: «Occhio, ti spiano, fai fare delle verifiche». Chi erano i due dirigenti? E cosa c’entra il ministero del Lavoro? L’inchiesta continua.
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