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Israele, i compagni dalla parte dei terroristi e contro la democrazia

Francesco Carella
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I protagonisti della marcia pro Palestina, nell’imminenza dell’anniversario del 7 ottobre, come era prevedibile, dopo avere esaltato le azioni commesse un anno fa dai terroristi di Hamas hanno messo sul banco degli accusati le vittime di quel massacro. Ricordiamo che quel giorno furono barbaramente uccisi 1.200 israeliani, fra cui molte donne e bambini, e sequestrate 251 persone. Si tratta di una spudorata falsificazione storica. Niente di nuovo sotto il cielo del pacifismo. Infatti, coloro che conoscono la storia sanno che i protagonisti di un tale movimento - a egemonia comunista ieri e post-comunista oggi- ogniqualvolta hanno dovuto scegliere a fronte di un conflitto che vedeva contrapposti uno Stato democratico e un Paese autoritario non hanno mai esitato a prendere le parti del dittatore di turno, solidarizzando anche con vere e proprie organizzazioni terroristiche. Dicasi mai.

Aveva visto giusto già negli anni ‘50 del secolo scorso il filosofo Reinhold Niebuhr, quando scriveva che «il vero nemico del pacifismo non è la guerra con le sue atrocità, ma la democrazia liberale e la sua capacità di tenere insieme un vasto politeismo di valori e un altrettanto ampio spazio dedicato al pluralismo degli interessi. La tirannia, viceversa, non amai conflitti e le diversità di opinioni. Non li ama al punto che li elimina. La tirannia viene considerata dai pacifisti un ordine politico superiore alla democrazia liberale e, pertanto, viene vissuta come sinonimo di pace». D’altronde, basta, seppure per sommi capi, sfogliare l’album della memoria per comprendere appieno l’intuizione di Niebuhr. Negli anni compresi fra il 1949 e il 1956 in Italia (e non solo) furono attivi in chiave antiamericana i cosiddetti Partigiani della pace il cui unico scopo era quello di presentare gli Stati Uniti come un Paese pronto a scatenare un nuovo conflitto mondiale, questa volta su basi atomiche.

 

Oggi sappiamo con certezza che quei pacifisti non scendevano in piazza per amore della pace, ma lo facevano al fine di garantire a Mosca il tempo necessario per la costruzione di un proprio arsenale nucleare. Fu una lunga stagione che vide in prima linea il Pci finanziato e guidato dal Cremlino. D’altro canto, qualcosa di molto simile andò in replica qualche decennio più avanti, quando si organizzarono grandi manifestazioni di protesta contro l’installazione dei missili Cruise e Pershing in cinque Paesi Nato in risposta agli SS20 sovietici già installati e puntati da molto tempo contro le città europee. Anche in questo caso cospicui finanziamenti partirono da Mosca e giunsero nelle casse di Botteghe Oscure.

Durante la guerra in Vietnam numerosi furono i cortei in cui si urlava contro la “sporca guerra”. Di lì a qualche anno gli stessi protagonisti di quelle manifestazioni persero l’uso della parola, quando Pol Pot e i khmer rossi trasformarono la Cambogia, in nome del comunismo, in un gigantesco e macabro mattatoio. In queste ore drammatiche, con l’unico Paese democratico del Medio Oriente sotto assedio, ciò che conta è cercare di smascherare i falsi pacifisti e la loro storica doppiezza: difendono Hamas ed Hezbollah e sputano veleno contro Israele.

 

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