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Roma, il corteo anti Palestina "come a Genova": intifada in piazza, a cosa puntano

Fausto Carioti
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I propositi di coloro che domani saranno a Roma per manifestare contro Israele sono i peggiori. Non è un’illazione: è ciò che molti di loro hanno scritto sulle bacheche online. Messaggi in alcuni casi cancellati da chi gestisce quei siti, per evitare di doverne rispondere alle forze dell’ordine e alla magistratura, dei quali però restano le prove, gli “screenshot”. Lì si inneggia alla strage del 7 ottobre e si indica Hamas come modello. Ci si augura la ripetizione degli scontri di Genova (G8 del 2001, un carabiniere uccise il manifestante Carlo Giuliani, mentre col volto coperto da un passamontagna si scagliava con un estintore contro il veicolo dell’Arma), purché «questa volta sia il loro sangue a scorrere». Si progetta di andare sotto all’ambasciata israeliana «preparati a respingere le cariche» della polizia. Si avvisano i titubanti che «non sarà un corteo tranquillo», si presenti solo chi non ha paura.

Evitare atti di violenza e danneggiamenti è il motivo per cui la questura di Roma, d’intesa col Viminale, ha proibito il corteo, e il Tar del Lazio ha confermato il divieto. Che gli organizzatori hanno deciso di ignorare, consolati dai numerosi esponenti di sinistra intervenuti per difendere il «diritto» a manifestare con simili motivazioni. Le misure di sicurezza saranno messe a punto oggi, in un tavolo tecnico presieduto dal nuovo questore, Roberto Massucci. Intanto sono stati messi sotto monitoraggio i social network, in particolare quelli collegati agli ambienti anarchici e universitari. Sono previsti controlli ai caselli autostradali e nelle stazioni ferroviarie, per intercettare gli arrivi di manifestanti da fuori Roma, e un dispositivo “a cerchi concentrici” sarà collocato attorno a piazzale Ostiense, dove coloro che intendono partecipare al corteo si sono dati appuntamento alle 14.30.

 

 

 

Tutto, ancora una volta, ruota attorno alla saldatura tra i militanti dell’estrema sinistra e i filopalestinesi, dentro e fuori dagli atenei. Chi ha per riferimento il sito del partito dei Carc, i “Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo”, già il 19 settembre ha potuto leggere un lungo appello intitolato «Viva il 7 ottobre e tutta la resistenza palestinese!», nel quale si assicura che la manifestazione «si terrà», nonostante il divieto, e si spiega che l’esempio da imitare è proprio quello di Hamas: «Fintanto che la resistenza è rimasta sulla difensiva non ha guadagnato posizioni, ma le ha perse.

Mentre invece nel momento in cui è passata all’attacco ha inflitto gravi colpi al nemico, ha rafforzato enormemente il suo campo e ha anche sprigionato forze rivoluzionarie e spirito di riscossa nelle masse popolari». Più vicino alla sinistra parlamentare è Potere al popolo, che alle elezioni europee ha invitato i suoi militanti a votare per Ilaria Salis. Anche lì promettono ribellione «contro il governo complice del sionismo»: «Il 5 ottobre nessun divieto ci terrà a casa».

 

 

 

Il sito dei Giovani Palestinesi, che sono tra gli organizzatori del corteo, è quello in cui le minacce concrete sono più esplicite. L’invito è di andare «tutti/e a Roma», affinché sia «il primo momento di insubordinazione di massa nei confronti di un governo reazionario, guerrafondaio e complice attivo del genocidio». Molti di coloro che ci saranno rispondono e commentano. Secondo alcuni «bisognerebbe andare dove sono le sedi o ambasciate israeliane». La polizia si opporrà, però «volendo ci si arriva se in tanti e determinati, ma c’è da farsi trovare preparati a respingere le cariche». Del resto, «se qualcuno facesse danni non sarebbero proporzionali a 45.000 morti di Gaza e altri 2.000 in Libano e nello Yemen».

 

 

 

In un altro comunicato dei Giovani palestinesi, pubblicato il 25 settembre, si sostiene che la gravità di impedire la manifestazione «è inaudita» e dunque «scendere in piazza il 5 ottobre è un atto minimo di disobbedienza». A chi, nei commenti, invita a fare «attenzione a che non si ripeta un’altra Genova», altri replicano «che si ripetesse, e che questa volta sia il loro di sangue a scorrere. Così anche i fascisti si ricorderanno cos’è la rabbia del popolo». E se le forze dell’ordine impedissero l’entrata nella capitale, è pronto il piano b: «Il corteo lo facciamo sul Grande raccordo anulare e mandiamo in tilt il traffico di tutto il centro Italia». Chi ci sarà avvisa chi è indeciso: «Attenti, non sarà un corteo tranquillo».

Molti sono leoni da tastiera, e una volta lì (se mai ci arriveranno) non daranno seguito alle promesse. Ma la storia insegna che pochi, purché determinati, possono fare grandi danni. Non finirà domani, in ogni caso. Gli stessi Giovani palestinesi, ammiratori di Hamas, hanno annunciato che proprio lunedì inizierà la «Intifada studentesca»: il loro modo di ricordare la strage del 7 ottobre.

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