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Pd, arrestato Franco Alfieri: appalti truccati, l'accusa contro il sindaco "delle fritture di pesce"

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"Vincenzo De Luca non può girarsi dall'altra parte". Terremoto giudiziario sul Pd in Campania, e non solo: è finito in manette per appalti truccati Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e attuale presidente della Provincia di Salerno, nonché un fedelissimo del governatore campano.

Da poco rieletto per il secondo mandato, già primo cittadino in altri due comuni del Salernitano, Torchiara e Agropoli, e con un passato da capo staff del governatore dem, il 59enne Alfieri era diventato famoso per una "battutaccia" dello stesso De Luca, registrata 8 anni fa nel corso di un incontro politico e poi diffusa dal Fatto Quotidiano. Il 15 novembre 2016, durante la campagna referendaria sulla riforma costituzionale voluta dall'allora premier Matteo Renzi, De Luca era in primissima linea per il sì e tenne un incontro con alcune centinaia di amministratori locali in un hotel di Napoli, per raccomandare loro l'impegno a favore della conferma della riforma. In quella occasione, De Luca elogiò la capacità di Alfieri di raccogliere consensi sul territorio, usando il termine "clientele": "Ecco, l'impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il 'Sì'. Franco, vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso".

Il blitz della Guardia di finanza di Salerno ha portato a misure cautelari per sei indagati e sequestri per oltre 543mila euro. In carcere, come detto, anche Alfieri. Ai domiciliari sua sorella Elvira Alfieri, legale rappresentante della società Alfieri impianti, Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio facente parte dello staff del sindaco, Carmine Greco, responsabile tecnico dello stesso Comune e Vittorio De RosaAlfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della società Dervit.

Le indagini riguardano alcune procedure di affidamento di lavori: in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quella relativa ai "lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del Comune", entrambe bandite dal Comune di Capaccio Paestum e aggiudicate dalla Dervit. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, "gli indagati a vario titolo avrebbero turbato con collusioni e altri mezzi fraudolenti le procedure negoziate volte ad affidare le commesse pubbliche di cui sopra, al fine di garantire alla Dervit S.p.A. l’aggiudicazione dei lavori", si legge in una nota firmata dal Procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli.

In base alla ricostruzione della Procura, fondata sulle intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso delle perquisizioni del 30 gennaio, molto tempo prima dell'ufficiale indizione delle gare sopra indicate, Campanile e D’Auria, operando il primo in nome e per conto di Francesco Alfieri e il secondo in nome e per conto di Vittorio De Rosa, legale rappresentante della Dervit, avevano concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo concernente le future gare, i tempi e i costi dei singoli interventi, nonché ogni altro dettaglio tecnico concernente i futuri lavori, dando per certo che sarebbe stata la Dervit ad aggiudicarsi gli appalti.

Proprio la Dervit, dopo il perfezionamento degli accordi, avrebbe provveduto — attraverso sue propaggini organizzative — alla materiale redazione degli atti delle due procedure. Il responsabile tecnico del Comune e Rup dei procedimenti, Greco, si era invece adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, in modo tale da rendere blindata l’aggiudicazione alla Dervit, "predesignata quale vincitrice delle procedure negoziate fin dal principio", si legge nella nota del Procuratore. Secondo il provvedimento cautelare, "quale corrispettivo per l’ottenimento degli appalti sopra indicati la Dervit S.p.A. aveva concesso alla Alfieri Impianti S.r.l., società legalmente rappresentata da Elvira Alfieri, ma di fatto riconducibile al fratello Francesco, in subappalto e sub-affidamento, parte dei lavori, dalla medesima svolti in Battipaglia, dei quali era risultata aggiudicataria all’esito di una terza e distinta gara bandita dallo stesso comune, allo stato non oggetto di contestazioni, per un ammontare complessivo superiore a 1 milione di euro". 

"Il costante e ripetuto coinvolgimento delle persone più vicine al presidente De Luca in inchieste della magistratura dimostra quello che noi denunciamo da anni: un sistema che ha il suo epicentro a Salerno ma che sta stroncando come un cancro la Campania - attacca Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania -. Noi siamo garantisti e auguriamo a tutti coloro che sono coinvolti in questa vicenda di poter dimostrare la propria estraneità a quanto viene contestato. Sta di fatto, però, che siamo di fronte all'ennesimo segnale di una gestione affaristica e 'famelica' che deturpa l'immagine della nostra regione, e rispetto alla quale De Luca non può girarsi dall'altra parte".

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