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Matteo Salvini bastona Stellantis: "Tutto il peggio che si potesse fare". Poi attacco alla Ue

Fabio Rubini
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Nuovo capitolo nel duello che vede in campo da un lato la famiglia Elkann e il management di Stellantis e dall’altra il leader della Lega Matteo Salvini che non si è fatto scappare l’occasione per bastonare nuovamente i rampolli di casa Agnelli. Il destro al Capitano lo ha dato il taglio delle stime della Casa automobilistica per il 2024, che ha portato al crollo del titolo in Borsa, che ha chiuso la giornata con un drammatico -14,7%. E lui non si è fatto certo pregare: «Penso che abbiano fatto il peggio che si potesse fare da tutti i punti di vista», ha spiegato Salvini a margine di un convegno dell’Anci. «Mi preoccupo di salvare i posti di lavoro rimasti, affrettando la revisione della messa al bando delle auto a benzina e diesel e quindi pressando la Commissione europea perché il riesame avvenga già nel 2025, cosa che ormai anche la Germania e altri Paesi chiedono, perché pensare di mettere fuori legge le auto a benzina e diesel tra 10 anni è una follia, un suicidio».

IL PRECEDENTE DI SETTEMBRE
I rapporti tra Stellantis - ovvero la famiglia Elkann - e Salvini sono tesi da tempo. Un primo botta e risposta c’era stato a metà settembre, quando il ministro si era recato a Torino per inaugurare il Salone dell’Auto. In quell’occasione si era detto «fiducioso sul futuro dell’auto», ma un po’ meno su quello di Stellantis: «Dovreste chiedere ai proprietari per capire come sono stati utilizzati i miliardi e miliardi di euro di finanziamento e di contributi pubblici negli anni e qual è il futuro industriale. Avere per un mese Mirafiori rallentata preoccupa me come preoccupa gli operai». 

Un’uscita che era stata presa malissimo da Stellantis, che con una nota ufficiale aveva risposto piccata, invitando il ministro «a visitare gli stabilimenti italiani, così che possa valutare di persona come, con gli investimenti di Stellantis, ci stiamo impegnando a traguardare questa fase di transizione per garantire all’Italia un futuro all’insegna di sostenibilità, tecnologia e innovazione». Definendo poi la visita del ministro «l’occasione per incontrare le persone del gruppo e fare una foto con le nostre vetture, incluse quelle prodotte in Italia».

Alla nota aveva contro replicato lo stesso Salvini: «Verrò volentieri a visitare gli stabilimenti di Stellantis in Italia e lo farò per incontrare gli operai e gli impiegati, e chiederò loro come vanno realmente le cose». La nuova puntata della diatriba, stime di Stellantis alla mano, però, sembra dare ragione al ministro e torto alla Casa automobilistica.

 

L’AFFONDO DEL LEADER DI AZIONE
La giornata di ieri ha visto realizzarsi anche un piccolo miracolo. Forse per la prima volta nella storia politica di questo Paese Matteo Salvini e Carlo Calenda - che non disdegna critiche al veleno al vicepremier - si sono trovati dalla stessa parte della barricata. Così anche il leader di Azione ha usato parole piuttosto ruvide nei confronti della proprietà di Stellantis.

«Una gestione arrogante e disastrosa quella di Stellantis, caratterizzata da perdite, mancanza di trasparenza, impianti chiusi e pochi investimenti di prodotto. Tutte le forze politiche di opposizione- ha ricordato Calenda - hanno ribadito venerdì scorso la necessità che Elkann e/o Tavares vengano in parlamento a spiegare cosa sta accadendo in Italia. L’assenza di risposta da parte di Stellantis - chiude il leader di Azione - ad una richiesta mandata da mesi dimostra un’inaccettabile protervia e mancanza di rispetto per le istituzioni».

Il tonfo che ieri ha coinvolto tutto il comparto dell’automotive, figlio anche delle politiche eco-folli della Commissione europea, dovrebbe far riflettere Ursula von der Leyen e i suoi collaboratori e fargli ridiscutere l’agenda relativa ai nuovi divieti e all’incaponimento verso l’obbligo di utilizzo dell’auto elettrica. In ballo c’è il futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie.

 

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