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Open Arms, boom di firme per Salvini: ecco perché il processo può ribaltarsi

Andrea Muzzolon
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Manca una settimana al grande raduno di Pontida, la festa nazionale della Lega che vedrà accorrere dirigenti e militanti da tutta Italia. E, mai come quest’anno, il pratone si trasformerà in un monolite in difesa del segretario Matteo Salvini, alle prese con il processo Open Arms. Per il ministro dei Trasporti, la Procura di Palermo ha chiesto una condanna pesantissima: 6 annidi carcere con l’accusa di sequestro di persona per aver trattenuto sull’imbarcazione della ong spagnola 147 persone per oltre due settimane.

Il mondo leghista, di fornte alle accuse mosse dai pm siciliani, ha lanciato un’imponente mobilitazione nazionale in sostegno del suo leader. In tutta Italia, nelle ultime settimane, sono stati organizzati centinaia di gazebo e banchetti per raccogliere le firme in sostegno del vicepremier, oltre a una petizione online per raggiungere in modo ancor più capillare gli elettori di tutta Italia. «Difendere i confini non è reato»; e ancora «Io sto con Salvini». Questi gli slogan che la Lega ha deciso di portare in migliaia di comuni del Paese.

 

 

 

Un successo, quello dell’iniziativa, testimoniato dalle migliaia di firme raccolte. Solo ieri mattina, in Lombardia, il partito è riuscito a racimolare oltre 10 mila sottoscrizioni di solidarietà verso il proprio segretario. «Moltissimi cittadini hanno fatto la fila ai nostri banchetti e gazebo nelle piazze lombarde firmando per esprimere il loro sostegno a Matteo Salvini e mettere nero su bianco che la difesa dei nostri confini, rispettando le nostre leggi, non può mai essere un reato», ha detto il segretario regionale del Carroccio Fabrizio Cecchetti. Il deputato ha poi puntualizzato che «siamo solo all’inizio, perché con i nostri 250 gazebo saremo in piazza tutto il pomeriggio e per tutta la giornata di domani».

Una mobilitazione che ha visto la partecipazione anche del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomia Roberto Calderoli. Sui social ha spiegato di aver trascorso la giornata «al Gazebo della Lega a Telgate insieme ai militanti per raccogliere le firme a sostegno di Matteo Salvini, a processo per aver fatto il suo dovere da ministro dell'Interno». Nel pomeriggio poi è stata la volta di Matteo Salvini: il ministro dei Trasporti si è presentato al gazebo organizzato dalla sezione romana della Lega e, rispondendo ai cronisti, si è detto felice per «questo entusiasmo per la raccolta firme, ma ne avrei fatto a meno». Evidente l’amarezza per la richiesta della Procura: «Per aver difeso i confini del mio Paese, aver bloccato gli sbarchi, salvato vite non contavo mi portasse una medaglia ma neanche un processo con sei anni di carcere di richiesta e un milione di euro di risarcimento danni ai poveri immigrati turbati». «Andrò in tribunale» ha chiarito il segretario, aggiungendo che «in tutta Italia c'è tanta gente, anche di sinistra che mi dice di non mollare perché questa non è giustizia, è politica».

Il vicepremier ha poi concluso spiegando di contare «in un’assoluzione perché sarebbe il primo sequestro di persona al mondo in cui i presunti sequestrati potevano andare ovunque tranne che in Italia. Non siamo il campo profughi d’Europa». In caso di condanna però «se dovessi affrontare il carcere per aver difeso il mio Paese lo farei a testa alta».

 

 

 

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