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Dossieraggio, caccia alla famiglia di Crosetto: Striano spiava anche il figlio

Brunella Bolloli
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«Dai, Pasquà famme una cortesia», cominciavano così le richieste degli amici spioni al finanziere ora sotto inchiesta per la vicenda dossieraggi. E lui Pasquale Striano, il tenente 59enne della Guardia di Finanza già comandante del gruppo Sos in forza alla Direzione nazionale antimafia, accontentava i richiedenti: in primis i giornalisti di carta stampata e tv in cerca di un titolo contro i politici del centrodestra. La vicenda sarebbe rimasta sotto traccia se nell’ottobre del 2022 Guido Crosetto non avesse sporto denuncia dopo avere letto sul quotidiano Domani i suoi compensi percepiti da Leonardo quando ancora non era al governo. Ma il ministro della Difesa non è stato l’unico “dossierato” in famiglia. Agli atti dell’inchiesta di Perugia si legge, tra i nomi delle “vittime” delle spiate, un altro Crosetto che non è Guido bensì il figlio Alessandro, pure lui oggetto dell’esfiltrazione dei dati effettuata da Striano nei cervelloni del sistema analisti.

Ancora una volta le informazioni captate illegalmente servivano per i cronisti amici. Ma perché viene «attenzionato» il figlio del co -fondatore di Fratelli d’Italia? Secondo Striano, che per lavoro fa il finanziere e dovrebbe quindi scovare attività illecite e riciclaggio di denaro, c’è qualcosa di strano che riguarda il Vaticano. L’uomo, del resto, ha il pass per la Santa sede (come tanti delle forze dell’ordine), conosce colleghi che operano Oltretevere e legge moltissimi articoli.

 

 

 

INDAGINE

Eccome se legge. Soprattutto l’Espresso e i settimanali d’inchiesta, forse perché in una vita precedente avrebbe voluto fare pure lui il cronista o perché l’attività d’impulso che dovrebbe attuare per stanare potenziali criminali viene messa spesso al servizio per orientare i reportage che poi finiscono sui soliti giornali. Striano si appassiona al caso della vendita del palazzo di Londra, che sarà anche al centro del processo contro il cardinale Angelo Becciu, un caso portato alla ribalta in particolare dal settimanale l’Espresso. Il tenente compie ricerche su Giancarlo Innocenzi Botti che avrebbe avanzato una proposta di acquisto del palazzo a quel tempo oggetto del contendere, e nel frattempo ha venduto un suo immobile a Miami, e su di lui fa diversi accessi alla banca dati Siva, mentre compulsando il sistema Serpico arriva ad Alessandro Crosetto.

In realtà, dalle visure alle banche dati Serpico, Striano non riesce ad evidenziare alcun collegamento tra la società Entheos World Wide (di cui era socio Innocenzi Botti) e il figlio del ministro, mentre un’altra visura (ad Orbis) gli consente di trovare che Crosetto junior risulta essere consigliere d’amministrazione della società dalla fine del 2021, nonché azionista. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse quel cognome ingombrante, che accende una lampadina in chi vuole trovare a tutti i costi conflitti d’interesse e «notizie da squalo» mentre si va formando il governo di Giorgia Meloni.

 

 

 

CONTI CORRENTI

Partono quindi le ricerche con una insospettabile frequenza. In un solo giorno dalle 10 del mattino alle 10.57 il nome compulsato è uno: Crosetto. Padre e figlio. Vengono scaricati file, modelli unici, si cercano i redditi, si fanno quelli che Striano chiama «i rilievi pre-investigativi», si girano gli screen-shot con gli stipendi e la certificazione unica relativa al 2019. Siamo al 20 ottobre del 2022. Subito dopo le 11 il finanziere Striano consulta sul portale analisti la Sos (Segnalazione di operazione sospetta) inviata per conoscenza alla Tenenza di Fossano e al Nucleo di polizia finanziaria di Cuneo, con ultima modifica risalente a fine 2018, riportante nella descrizione dell’operatività sospetta: «Il signor Crosetto Alessandro è uno studente universitario a Roma. Il cliente è titolare di un conto corrente e di una carta prepagata. Si evidenzia una movimentazione sulla carta molto elevata... (versamento assegno...bonifico ricevuto...e ricarica carta). Invitato a recarsi in banca per un aggiornamento del questionario di adeguata verifica....». Il figlio di Crosetto si è visto messo a nudo, ha spiegato che uno degli assegni era frutto della vendita di un gioiello di famiglia. Nessun mistero particolare. Né affare losco. Eppure sono i giorni in cui Striano rifornisce gli amici segugi affinché possano fare titoli come: «Premiata ditta Crosetto: ora annuncia l’addio a una società (ma ne ha altre 5)».

Dalle perquisizioni effettuate poi sulle pennette, sul pc di servizio e sulle mail, risulta più di una cartella dedicata a Crosetto, che per i segugi del Domani doveva scontare il fatto di essere stato socio dei fratelli Mangione, imprenditori con qualche problema alle spalle. Da lì, da quell’appunto relativo ai fratelli estrapolato da Striano è cominciata la caccia al politico del centrodestra e tutto il filone delle spiate al quale il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, sta dando un ordine ricercando mandanti e, soprattutto, movente.

 

 

 

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