Mara Carfagna, l'affondo: "Perché con Calenda ero a disagio"
"Il partito ha aperto un dialogo esclusivo con il campo largo per le tre prossime elezioni regionali, che secondo tutti gli osservatori è il preludio di un confronto più largo, a livello nazionale. Scelta legittima, ma io e molti amici ci siamo trovati in difficoltà": Mara Carfagna, intervistata dal Tempo, ha parlato del suo addio ad Azione di Carlo Calenda. A lasciare il partito insieme a lei anche Mariastella Gelmini, Giusy Versace ed Enrico Costa. La Carfagna vi era entrata due anni fa, diventandone presidente, dopo aver lasciato Forza Italia.
Parlando della decisione di Calenda di sostenere i candidati del campo largo nelle tre Regioni chiamate al voto nei prossimi giorni, Umbria, Liguria ed Emilia Romagna, la Carfagna ha detto: "In quella direzione era impossibile andare, per la nostra storia e per le nostre convinzioni". La deputata ha spiegato di averne parlato prima in privato e poi di aver tratto le sue conclusioni: "Personalmente, ho espresso il mio disagio nelle sedi opportune e poi ho preso le decisioni conseguenti".
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Sulla sua adesione al partito di Calenda, invece, ha sottolineato: "Ho aderito ad Azione nel momento più buio per i moderati italiani, che avevano appena contribuito a mandare a casa il governo di salvezza nazionale di Mario Draghi cedendo alle spinte del fronte sovranista. Fu una decisione sofferta e anche scomoda: potevo restare lì e far finta di nulla, ma ho preferito la coerenza e ho risposto all’appello di Azione non perché non avevo un partito che mi candidasse ma per costruire un’alternativa agli estremismi. E questa è storia".
Nei giorni scorsi si era vociferato di un suo possibile passaggio a Noi Moderati. A tal proposito la Carfagna ha detto: "Con Maurizio Lupi ci siamo visti più volte negli ultimi giorni, è un’interlocuzione che prosegue e che punta ad aprire un nuovo dialogo anche con le forze del territorio, le associazioni, i corpi intermedi. Con una consapevolezza: in ogni grande Paese europeo il centro è il luogo della stabilità, capace di guardare prima alle persone che alle ideologie e di produrre cambiamenti in modo pragmatico".
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