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Marco Minniti e Luca Palamara: le chat per ripescare Cafiero De Raho

Giovanni M. Jacobazzi
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Sette anni fa il "campo largo" non esisteva ma il Partito democratico, forse immaginando come sarebbe andata a finire con i grillini, già si interessava della carriera di Federico Cafiero De Raho. L'artefice della sponsorizzazione nei confronti dell’allora procuratore di Reggio Calabria (dove ha lavorato anche Striano) e attuale deputato del Movimento cinque stelle fu niente meno che Marco Minniti, all'epoca potentissimo ministro dell'Interno del Pd nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. La circostanza era emersa delle chat contenute nel telefono dell'ex presidente dell'Anm Luca Palamara, sequestrato dalla Procura di Perugia nel 2019 nell'inchiesta sulle nomine pilotate al Consiglio superiore della magistratura.

La premura, per la cronaca, risale a luglio del 2017. Minniti, all'indomani della bocciatura di De Raho come procuratore di Napoli, decise di mandare un messaggio a Palamara, in quel periodo presidente della Commissione per gli incarichi direttivi delle toghe al Csm. «Cerchiamo adesso di salvare il soldato De Raho. Il risultato in qualche modo lo consente», scrisse Minniti con piglio autoritario. «Si, il mio intervento in Plenum è stato in questo senso», rispose Palamara come a volersi giustificare. E Minniti: «Perfetto. Lavoriamoci». Passò qualche mese ed ecco arrivare la lieta notizia: il Csm, che aveva bocciato De Raho come procuratore di Napoli lo aveva indicato addirittura per il posto di procuratore nazionale antimafia, un incarico fra i più ambiti e prestigiosi della magistratura. Palamara non perse tempo e aggiornò subito Minniti del risultato inaspettato: «Votato De Raho 5 voti, Scarpinato (Roberto, anch’egli ora parlamentare grillino, ndr) 1». «Eccellente. Grazie», commentò Minniti, evidentemente soddisfatto della nomina.

 


Prima della premura di Minniti, alla prova dei fatti rivelatasi provvidenziale, De Raho aveva cercato sponda in autonomia con Palamara, chiamato «grande capitano», arrivando ad aspettarlo fuori dal Csm con la scorta e due auto blindate. «Ho lottato insieme a te fino all’ultimo. Persa una battaglia non la guerra», gli aveva scritto Palamara dopo la bocciatura partenopea. E De Raho, senza perdersi d’animo, lo pregava di continuare a «lottare insieme». La chat fra Minniti e Palamara, divenuta di pubblico dominio, non era passata inosservata fra le toghe. Il primo a sollevare il caso fu il pm antimafia Sebastiano Ardita, componente del Csm nella passata consiliatura e ora procuratore aggiunto a Catania. «É una chat che andrebbe approfondita chiedendo magari agli interessati a cosa si riferissero, quale battaglia era stata combattuta», disse Ardita. «Ci sarebbe anche da comprendere per quale ragione il ministro dell'Interno si rivolge a Palamara, a che titolo lo investe delle sue preoccupazioni», aggiunse l’ex togato del Csm confidando in un positivo riscontro. Dal Csm, però, non arrivò mai una risposta e tutto finì in archivio. Un peccato perché avrebbe dovuto sollevare più di un interrogativo la circostanza che un ministro dell’Interno aveva deciso di sponsorizzare un magistrato. Certamente se il messaggio fosse stato scritto da un ministro del centrodestra ci sarebbero state le barricate, con i soliti richiami all’autonomia e all’indipendenza della magistratura dalle ingerenze delle politica. Trattandosi, come detto, di una premura “progressista” nessuno si è mai stracciato le vesti. Risultato? De Raho continua a ricoprire il ruolo di vice presidente della Commissione parlamentare antimafia.

 

 

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