Nuovo partito comunista, chi c'è nella seconda lista dei nemici: "Come far cadere Meloni, chi e dove colpire"
Seconda edizione della inquietante "lista di proscrizione" pubblicata dal Nuovo Partito comunista italiano: si tratta del fantomatico elenco di "agenti dell'Entità sionista in Italia e dei loro collaboratori". Un mese fa la prima tranche, che comprendeva tra gli altri nomi di spicco anche quelli di Mario Sechi e Daniele Capezzone, rispettivamente direttore responsabile e direttore editoriale di Libero. Un documento raccapricciante caduto nel sostanziale silenzio delle forze politiche del centrosinistra. Ora, ecco un nuovo atto.
Nella lista sono presenti vari esponenti del mondo ebraico e della politica, la maggior parte di centrodestra, otto ministri, il titolare della Farnesina nonché leader di Forza Italia Antonio Tajani e sette di Fratelli d'Italia, la senatrice a vita Liliana Segre e diversi altri parlamentari di cui sette di FdI, come denuncia il capogruppo del partito di Giorgia Meloni al Senato, Lucio Malan. "Particolarmente inquietante dopo l'appello della stessa formazione due giorni fa a 'rendere impossibile la vita al governo Meloni, agli agenti e ai collaboratori dell'Entità sionista che operano in Italia'".
"Nell'appello - sottolinea il senatore Malan - si esalta il massacro di 1400 israeliani del 7 ottobre dell'anno scorso, si esorta a 'rendere le sedi dei principali media di regime bersaglio di mobilitazioni e iniziative di lotta', fornendo gli indirizzi delle sedi, ad effettuare attacchi informatici, e si chiama infine alla 'mobilitazione per rendere ingovernabile il paese', 'rovesciare il governo Meloni rendendo ingovernabile il paese fino a imporre un governo d'emergenza di Blocco Popolare'", aggiunge il senatore di FdI.
"La questione palestinese appare quindi come un pretesto per chiamare esplicitamente al rovesciamento delle istituzioni democratiche, anche 'rendendo impossibile la vita' a coloro che, come me, sono inclusi nella lista di proscrizione. Né i ministri, ne' noi parlamentari ci faremo certo condizionare nella nostra azione politica ma certamente si tratta di espressioni inaccettabili", conclude Malan.