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Laura Boldrini, cittadinanza agli immigrati: ha già raccolto 100mila firme

Francesco Storace
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A sinistra hanno deciso di svillaneggiare l’istituto referendario. Se la democrazia diretta è esercitata dal divano di casa, per il tramite della tastiera del computer o con lo smartphone, a votare non ci andrà più nessuno. Ma la demagogia la fa da padrona e si annunciano referendum su tutto. Senza un briciolo di passione, di confronto sulle tesi, di dibattito nel Paese. E così il radicalismo imperante punta a raggiungere entro fine mese – dieci giorni! – cinquecentomila firme online per il referendum sulla cittadinanza. Se oggi ci vogliono dieci anni per ottenere quella italiana, il referendum promosso da parte della sinistra ne propone ovviamente cinque.

Non si spiegano le conseguenze, non si raccontano i motivi alla base delle norme da abrogare, ti dicono solo di andare sulla rete e firmare. Ma se questa diventa la strategia dell’opposizione, è evidente che opposta sarà quella della maggioranza, che avrà gioco facile nel dire che andare ai seggi è inutile, perché è il Parlamento che deve pensare al varo delle norme.

Ad esempio, ieri dal quartier generale di +Europa è arrivata la notizia che sono state raggiunte le centomila sottoscrizioni: «Solo nelle ultime 24 ore sono arrivate oltre 35mila firme per il #ReferendumCittadinanza». Lo si legge sui social di +Europa in un post che annuncia il raggiungimento di quota centomila. «È il segno- si legge ancora - che ce la possiamo fare a raccoglierne 500mila entro il 30 settembre, tra 10 giorni esatti. Dipende da ciascuna e ciascuno di noi: diciamolo a tutte e tutti, condividiamo, parliamone ovunque. Perché firma dopo firma dimostriamo che un’Italia più giusta esiste». Quindi, l’«Italia più giusta» sarebbe quella loro, i “cattivi” starebbero dall’altra parte.

In questo bizzarro gioco a chi ha più muscoli (virtuali), è Riccardo Magi a fare da trombettiere ufficiale del referendum sulla cittadinanza: «Con l’adesione di oltre 30 sindaci, di tante personalità del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo come il professor Alessandro Barbero, il ct della nazionale femminile di Pallavolo Julio Velasco, la cantante Levante, il regista Matteo Garrone, l’attore Andrea Pennacchi, nelle ultime ore c'è stata una impennata di firme al ritmo di 3mila firme all’ora. Nella tarda serata e per tutta la notte la piattaforma pubblica del governo è però rimasta oscurata, impedendo a migliaia e migliaia di persone di sottoscrivere il referendum».

Poi, il racconto di chissà quale trama magari governativa lascia spazio al sole che tutto risolve: «Per fortuna ora è tornata funzionante anche se ancora con qualche problema», testimonia Magi col sudore sulla fronte. «L'obiettivo è difficile ma è a portata di mano per una riforma della legge sulla cittadinanza che farebbe fare un passo avanti al nostro Paese. Serve uno sforzo ulteriore da parte di tutti per raggiungere questo risultato».

 

Non può mancare all’adunata la coriacea calamita dei migranti di tutto il mondo a cui conferire il titolo di italiani, Laura Boldrini, che ci tiene a farlo sapere a tutti: «Ho firmato per il referendum sulla cittadinanza perchè le bambine e i bambini che nascono o crescono nel nostro Paese, frequentano le nostre scuole, vivono insieme a noi, sono italiani tanto quanto le nostre figlie e i nostri figli. Bisogna cambiare la legge del 1992, il mondo nel frattempo è cambiato e anche il nostro Paese». Solo lei non cambia mai.

«Ma in Parlamento – continua Boldrini con la consueta cantilena - la maggioranza si rifiuta di prendere atto della realtà e di assumersi le proprie responsabilità, nonostante il Pd e le altre opposizioni abbiano presentato proposte di legge e martedì si discuterà una nostra mozione. Per questo c’è bisogno di una mobilitazione e del sostegno di ciascuna e ciascuno di voi. Fatevi sentire e firmate il referendum». Non un comizio, non un convegno, non un’intervista. Ormai per la politica basta lo Spid. E poi, a votare, chi ci andrà? L’istituto referendario morirà di noia.

 

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