Open Arms, la Lega sfida i giudici: "Quanto è costato il processo? Quanto incassa chi partecipa al teatrino"
Nuova udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini e nuova giornata di feroci polemiche politiche. Dopo la richiesta di 6 anni di carcere per il vicepremier e leader della Lega accusato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio in qualità di ministro degli Interni all'epoca dei fatti, agosto 2019, oggi nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo sfilano le parti civili, con Salvini assente.
La Lega, però, in una nota attacca proprio alcune parti civili: "L’udienza di oggi conferma la totale insussistenza delle tesi dell’accusa, che pure ha chiesto 6 anni per Matteo Salvini perché ha difeso i confini: nell’indifferenza clamorosa degli immigrati presunti sequestrati, sarà interessante verificare quanti finanziamenti pubblici hanno incassato le realtà, a partire da Legambiente e Arci, che hanno speso soldi e tempo per partecipapare a questo teatrino. Verificheremo con grande attenzione. E ancora: quanto sta costando ai contribuenti questo processo, voluto dalla sinistra contro Salvini?”.
Dunque, la durissima presa di posizione di Claudio Borghi, senatore leghista: "Il processo a Palermo sta diventando sempre più un teatro dell'assurdo. Con i comizi a spese nostre di 'parti civili' come Legambiente e Arci, che si fatica a capire cosa possano avere a che fare con questa vicenda, è apparso evidente anche a chi finora non ha voluto vedere l'aspetto esclusivamente politico di questa pagina nera per la nostra giustizia. La ciliegina sulla torta di fango poi è stata messa con l'intervento dell'unico sedicente sequestrato migrante visto al processo che, dopo essere stato curato, accolto, sfamato e mantenuto dagli italiani ha avuto persino il coraggio di chiedere 50 mila euro per il disagio. Una cifra che milioni di italiani che si spaccano la schiena ogni giorno al lavoro non vedranno mai. Non è un processo ma una vergogna che sta costando agli italiani cifre incredibili e che quando finirà sarà sempre troppo tardi", conclude Borghi.
Mentre Salvini è a Budapest per il consiglio informale dei Ministri dei Trasporti Ue, a Palermo piovono altre accuse sul suo conto. L'avvocato Fabio Lanfranca, legale di parte civile di Mediterranea Saving Humans, parla di "condotta disumana" a proposito dell'allora capo del Viminale, che si oppose allo sbarco sulle coste siciliane di 147 migranti soccorsi dalla nave della ong spagnola. "E' giusto ricordare le storie di alcuni dei naufraghi che si trovavano a bordo della Open arms - prosegue il legale -. Come il sedicenne, orfano di padre, che ha subito violenze e torture". "Terrificanti violenze a cui venivano sottoposti in Libia i migranti che da lì passano per provare ad avere una vita". "I porti non si possono chiudere in presenza di questioni umanitarie - prosegue l'avvocato di Mediterranea, la ong italiana guidata da Luca Casarini -. C'è un rispetto dovuto agli obblighi che l'Italia ha assunto, c'è una normativa che la Procura ha rappresentato, che impedisce la chiusura dei porti, perché non si può impedire al Comandante di una nave di non soccorrere, perché un dovere soccorrere, non è una facoltà". Per questo, accusa l'avvocata Silvia Calderoni, legale di parte civile che rappresenta alcuni migranti ed Emergency, "le condotte dell'imputato, ricostruite in dibattimento, hanno arrecato danni consistenti al bene della dignità, della salute, della libertà personale dei miei assistiti, e hanno arrecato danni non solo in violazione delle norme ma con condotte 'da alcuna ragione giuridicamente rilevante', come dice il Tribunale dei Ministri".
Per l'avvocato Gaetano Pasqualino, parte civile di alcuni migranti a bordo dell'Osservatorio Noureddine, "non vi era alcuno motivo per negare il Pos, cioè il porto sicuro, non vi erano problemi di terroristi a bordo, non c'erano problemi di ordine pubblico. Quello dell'imputato era un atteggiamento marcatamente politico ed elettorale, e prima ancora mediatico, fino a sacrificare la dignità dei naufraghi, è stato un tradimento delle norme". "La nave - conclude - non poteva considerarsi un pos temporaneo sia per le condizioni della imbarcazione, per la situazione igienico sanitaria, per l'assenza dei farmaci a bordo, per le condizioni di salute dei migranti. La condotta dell'imputato ha prodotto effetti pregiudizievoli alla sfera giuridica dei migranti soccorsi".