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Emilia Romagna sott'acqua, le colpe del Pd: spesi 250 milioni su 1,6 miliardi

Michele Zaccardi
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Al contrario di quanto sostiene l’opposizione, le risorse per l’alluvione sono state stanziate. E sono pure ingenti. Solo per la ricostruzione pubblica, il governo ha messo sul piatto 1,6 miliardi di euro. I fondi spesi dalla Regione? Appena 250 milioni di euro. Basterebbero questi numeri per spegnere le polemiche alimentate dalla sinistra sull’alluvione in Emilia-Romagna, che a poco più di un annodi distanza dagli eventi del 2023 è stata di nuovo colpita da fenomeni metereologici estremi. E questo senza contare le risorse in arrivo: oltre un miliardo di euro stanziati con un’ordinanza al momento al vaglio della Corte dei Conti. Risorse che portano il totale destinato alla ricostruzione pubblica - cioè per opere di ripristino e consolidamento di argini, strade e ponti - a quota 2,7 miliardi. Insomma: i soldi ci sono, ma Regione ed enti locali fanno fatica a spenderli.

Non solo. Perché i problemi vengono da lontano e non si sa cosa è stato fatto negli ultimi dieci anni dalla Regione Emilia-Romagna contro il dissesto idrogeologico. Già, perché nessuno sa quanta parte del mezzo miliardo stanziato dai vari governi tra il 2013 e il 2023 sia stato speso e come. Un dato sottolineato dal ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci. «In quest’ultimo decennio l’Emilia-Romagna ha avuto assegnati dai governi di Roma 595 milioni di euro soltanto per la lotta contro il dissesto idrogeologico» ha detto il ministro nel corso della conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi sull’emergenza maltempo. «Se la Regione potesse fare lo sforzo di farci sapere quante di queste risorse sono state spese» ha aggiunto «se ci facesse la cortesia di dirci quali sono ancora i territori più vulnerabili, quali quelli sui quali bisogna intervenire, in un rapporto di reciproca e leale collaborazione istituzionale noi, da Roma potremmo programmare ulteriori interventi in regime ordinario».

 

 

Ma andiamo con ordine. E partiamo dalle risorse destinate alla ricostruzione privata. Ovvero i contributi erogati a famiglie e imprese che hanno subito danni dall’alluvione del maggio 2023. Al 18 settembre le domande presentate sono 1994, delle quali il 53% (1047) concluse con esito positivo, per un importi concesso di 30,1 milioni di euro (21,8 milioni alle famiglie e 8,3 milioni alle imprese), metà dei quali già erogati a titolo di anticipo. Le restanti 947 pratiche sono in fase di istruttoria. Altre 1.575 domande sono invece ancora in fase di compilazione da parte degli utenti, sicché il numero totale dei potenziali richiedenti è pari a 3.569. Queste risorse si aggiungono ai 105 milioni di euro erogati a 24 mila famiglie come “contributo di immediato sostegno”.

Venendo alla ricostruzione pubblica, grazie alle risorse messe a disposizione dal governo già da settembre 2023 si è garantita la copertura finanziaria a tutte le richieste di finanziamento degli enti locali e degli altri soggetti attuatori. Ad oggi sono state emanate undici ordinanze contenenti le procedure da adottare per l’impiego dei fondi e l’elenco degli oltre 6.000 interventi, relativi alla difesa idraulica, la rete viaria e ferroviaria e le altre infrastrutture pubbliche, per un importo di oltre 1,6 miliardi di euro. Fondi che sono già nelle disponibilità dei soggetti attuatori, come l’Agenzia Regionale di Protezione Civile, le Province, i Comuni e i Consorzi di Bonifica. Ma che- per lentezze burocratiche, carenza di organici e di capacità di pianificazione sono stati spesi soltanto in parte: appena 250 milioni di euro.

Va sottolineato che il Commissario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, sin da subito ha concentrato gli sforzi sulla realizzazione delle opere di ripristino, riparazione e ricostruzione delle infrastrutture e del reticolo idrografico, danneggiati dall’alluvione, prevedendo anche deroghe alle procedure stabilite dalle norme vigenti, come quelle in materia di affidamenti diretti. Tornando alle risorse, a fine settembre, con l’uscita della nuova ordinanza ora all’esame della Corte dei Conti, sarà stanziato oltre 1 miliardo di euro destinato a nuovi interventi di ripristino delle infrastrutture di difesa idraulica e mobilità terrestre e ferroviaria. Il totale dei fondi destinati alla ricostruzione pubblica si attesta così a 2,7 miliardi di euro.

Anche il viceministro dei Trasporti, Galeazzo Bignami, ha attaccato la Regione per i ritardi nell’impiego delle risorse. «Con una prima ordinanza sono stati assegnati 94 milioni e la Regione Emilia-Romagna ne ha spesi 49. Con una seconda ne sono stati assegnati 33,5 e ne sono stati spesi zero. Di altri 103 milioni stanziati ne sono stati spesi ancora zero» ha dichiarato in conferenza stampa. Ma c’è un altro capitolo da considerare.

Un fronte su cui si è esplosa la polemica politica. Si tratta dei cosiddetti “piani speciali”, in sostanza, la programmazione su ampia scala degli interventi per potenziare la capacità del territorio di resistere agli eventi estremi. Progetti, di competenza regionale e non del Commissario Figliuolo, che si snodano su dodici anni a partire dal 2025. «Benché abbiamo chiesto per quattro volte i dati sullo stato del reticolo idrografico (la mappatura dei corsi d’acqua, ndr)» ha spiegato Bignami, a distanza di 500 giorni «la Regione non ha mai trasmesso questi dati necessari per conoscere lo stato di manutenzione che serve per pianificare i piani speciali».

 

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