Il mito rosso che si inabissa
L’Emilia-Romagna è un feudo rosso considerato (a torto) inespugnabile, il suo sistema economico-sociale si regge sulla mitologia del “comunismo buono” che in realtà era cattivo e infatti nell’impresa venne sostituito da un ibrido capitalista, un dirigismo cinese in salsa emiliana. Questo modello di amministrazione è in caduta libera da tempo, la prova l’abbiamo avuta nel campo dove più si dispiega la retorica post-comunista, l’ambientalismo, la manutenzione del suolo. Quindici mesi dopo l’alluvione del maggio 2023, siamo punto e a capo, i fiumi si gonfiano, rompono gli argini, i centri abitati vengono allagati. Oggi come ieri, il Partito democratico tenta di scaricare le responsabilità sull’esecutivo.
L’operazione “piove, governo ladro” è il prodotto della macchina del fango della sinistra e arriva non a caso a campagna elettorale aperta, in Emilia-Romagna si vota il 17-18 novembre. La propaganda si scontra con la realtà, i democratici che rivendicano la loro indipendenza nella gestione e spesa dei fondi (al punto da farsi promotori della riforma dell’Autonomia, salvo poi disconoscerla senza arrossire), spariscono quando si tratta di spiegare come mai il loro decantato modello fa letteralmente acqua (...)
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