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Lucia Musti: "Procuratrice? No, procuratore", sinistra ko con un parola

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Lucia Musti, neo procuratore generale a Torino, impartisce una sonora lezione a Laura Boldrini e a tutti coloro che vogliono stravolgere la linqua italiana. Come riferisce il dorso torinese de La Stampa, la Musti non ha usato giri di parole o perifrasi, è andata dritta al punto: "Chi vuole essere chiamata procuratore, come me, forse ha una femminilità diversa.  Non fermiamoci di fronte a certe parole che si vogliono strumentalizzare".

Un "no" secco allo stravolgimento del nome della cariche come una certa parte della sinistra ha cercato di imporre negli ultimi anni. E la scelta di Lucia Musti è stata condivisa anche dal governatore del Piemonte, Alberto Cirio: "Mi piace questa scelta, è coraggiosa". E con la Musti si schiera anche il prorettore del Politecnico di Torino, Elena Baralis: "Anche io ho chiesto di essere chiamata prorettore – afferma – e penso di avere la stessa motivazione di Musti. Quello che conta sono i fatti e non la sostanza. Conta il fatto che ci siano donne che raggiungono posizioni apicali anche in ambiti a prevalenza maschile come ilo mio. Mi piace come suona la parola…".

Di parere diverso invece Paola Berzano, vice presidente della commissione pari opportunità della Regione Piemonte: "Per una questione di lingua – dice – visto che in italiano la parola non è neutra, e poi perché chiamare la procuratrice con il maschile non valorizza né il genere, né la fatica che le donne hanno fatto per rivestire certi ruoli". Cosa dirà la Boldrini?

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