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Il Pd è senza vergogna: Giorgia non può solidarizzare, scoppia il caso

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«Ho trovato molto inopportuno l’intervento della presidente del consiglio Giorgia Meloni perché noi pensiamo che il potere esecutivo e giudiziario siano separati e autonomi. Un principio che si chiama separazione dei poteri. E quindi il rispetto istituzionale imporrebbe di non mettersi a commentare dei processi che sono aperti». La segretaria del Pd, Elly Schlein dalla Festa dell’Unità regionale di Umbertide, entra a gamba tesa nel dibattito politico. «Stupisce», incalza, «che mentre oggi abbia trovato il tempo di commentare il processo a Salvini, da ieri, non abbia ancora proferito parola sul patteggiamento di Giovanni Toti». Ricordando maliziosamente che «il patteggiamento parte da un presupposto, cioè ammettere la responsabilità, ammettere la colpevolezza», taglia corto Schlein.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Laura Boldrini, deputata dem: un «ministro deve rispettare la legge, incluso Salvini». Secondo l’ex presidente della Camera il leader della Lega «ha fatto di tutto per disumanizzare i migranti, rendendoli capro espiatorio di qualsiasi problema, alimentando le paure e gli istinti più bassi delle persone. Su questo ha speculato e specula a fini elettorali e di potere». Perla Boldrini non si difendono i confini nazionali «violando tutte le convenzioni internazionali, a partire da quelle del mare e dei diritti umani. Vedremo cosa deciderà il tribunale riguardo alla richiesta di condanna a 6 anni per Salvini».


Ha gioco facile il deputato di Avs e portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli per ergersi a paladino: «Salvini eviti di fare la vittima, perché i ministri della Repubblica devono essere irreprensibili nel rispettare le leggi nazionali e le norme internazionali». Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, coglie l’occasione per mettere nel mirino la Meloni: «Avere addirittura la premier che interviene nel processo rappresenta un’ingerenza gravissima del potere esecutivo nei confronti del potere giudiziario da far tremare i polsi». Per Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi Sinistra) si «sta consumando uno strappo istituzionale con pochi precedenti». Prova a tirare le somme la vicepresidente del Senato (Fi) Licia Ronzulli: «Se passa il concetto di condannare un ministro per aver applicato un provvedimento del governo, passa anche l’idea che il potere esecutivo è sottoposto al potere giudiziario, e questo non è accettabile». Il 18 ottobre la parola passerà alla difesa. E si vedrà...

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