Stellantis, Elkann irride gli operai sulle Maserati? La sinistra deraglia: le (folli) accuse al governo
E noi che pensavamo che Stellantis avesse abbandonato i dipendenti al loro destino. Ma va. Gli Agnelli-Elkann hanno fatto la storia dell’auto in Italia e ci tengono ai loro operai. Specie a quelli di Mirafiori, stabilimento simbolo della vecchia Fiat ed orgoglio del gruppo, che oggi devono barcamenarsi tra raffiche di cassa integrazione e inviti dell’azienda a farsi da parte in cambio di una buonuscita. Per loro le prospettive non sono davvero buone: secondo la Cgil la produzione dell’impianto torinese nei primi otto mesi dell’anno è crollata dell’83% rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma non tutto è perduto.
E siccome la speranza è l’ultima a morire ecco che l’azienda ha pensato ad un gesto di attenzione, una coccola per tirare su il morale degli operai. In migliaia di caselle postali dei dipendenti dello stabilimento è arrivata a sorpresa una bella mail che è meglio di un sorso di cordiale. «Caro/a collega, siamo lieti di annunciarti che dal mese di settembre avrai la possibilità di acquistare una nuova vettura Maserati a condizioni dedicate a te, ai tuoi familiari e ai tuoi amici».
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Accipicchia, altro che bruscolini, qui si parla di sconti su un auto da sogno. Vuoi mettere passare le giornate in cassa integrazione con un bolide del genere sotto il sedere. È tutta un’altra storia. Certo, resta il problema del prezzo. La Maserati è bella, ma anche cara. I tre modelli su cui Stellantis offre acquisti agevolati sono Grecale (prodotto a Cassino), Granturismo e GranCabrio (prodotti a Mirafiori). Ecco, il più economico costa 84mila euro, il più costoso 235mila.
«Non so se ridere o se piangere: io in cassa integrazione guadagno 1.180 euro al mese. Neanche se accetto l’invito dell’azienda di andare a lavorare come trasfertista in Polonia potrei permetterle», dice Giacomo Zulianello, delegato Fiom e operaio a Mirafiori, che forse sottovaluta il generoso sconto (seppure non quantificato) promesso dal gruppo. Scherzi aparte. Ma con la crisi dell’automotive che impazza in Europa e in tutto il mondo, la crisi di Stellantis in Italia che è ancora peggio, la delocalizzazione selvaggia che sta operando il gruppo per tagliare i costi, come si può pensare di offrire ai propri dipendenti di Mirafiori, in cassa integrazione nel primo trimestre dell'anno e poi in contratto di solidarietà con riduzione dell'orario dell’80% fino al termine del 2024, un acquisto agevolato di auto che manco Flavio Briatore acquista come fossero un paio di spritz?
Fermi tutti. Anche qui c’è puzza di complotto. A poche ore dalla deflagrazione della bomba, infatti, l’azienda fa sapere «con sconcerto che ancora una volta una iniziativa interna è stata riportata all’attenzione dei media da fonti evidentemente vicine all’azienda, con l’obiettivo di continuare ad alimentare un sentimento di ostilità nei confronti del nostro gruppo». In altre parole, la notizia è vera, ma non doveva uscire. Anche perché, spiega l’azienda con una toppa che forse è peggio del buco, «sono stati gli stessi dipendenti Maserati a chiedere in più occasioni, anche in gruppi di lavoro, sconti speciali per amici o parenti che si erano rivolti a loro per una vettura. L'iniziativa è stata poi estesa all'interno del gruppo».
Insomma, nessuna beffa, nessuno sberleffo. Sono stati i dipendenti a chiedere gli sconti. E noi stupidi a pensare che le auto fossero per i cassintegrati che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Macché, le Maserati sono per amici e parenti. In sostanza, si è trattato del classico qui pro quo, una «rappresentazione falsa e strumentale». E il gruppo invita «tutte le parti a lavorare con spirito costruttivo per affrontare i reali problemi che il settore automotive sta vivendo».
Caso risolto? Per nulla. Della «iniziativa interna», infatti, nel pomeriggio, con un po’ di ritardo, si è accorta anche la politica. E indovinate un po’ di è che la colpa di questo spernacchiata ai dipendenti di Stellantis? Ovviamente di Giorgia Meloni. Per carità, tutti, dal Pd a M5S, da Azione a Avs, premettono che l’azienda ha superato i limiti. Ma alla fine il coro delle opposizioni, le stesse che applaudirono nel 2020 quando i francesi si comprarono la Fiat, punta il dito contro l’esecutivo.
Una per tutti Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, secondo cui «il governo deve riferire in parlamento su Stellantis, e più in generale sulla strategia di politica industriale dell’automotive». Una confusione tra Stato ed economia condivisa anche dalla Fiom-Cgil, secondo cui il problema va risolto a Palazzo Chigi. Ovviamente a spese dei contribuenti. Mentre in Italia arrivano mail, intanto, negli Usa arrivano 406 milioni di dollari. Investimento annunciato ieri da Stellantis in tre stabilimenti americani per accelerare sull’elettrificazione. Proprio quella che sta facendo fallire tutti i colossi dell’auto.
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