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Roberto Speranza, le 80 nomine dopo le dimissioni di Draghi: scandalo a sinistra

Tommaso Montesano
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I ministri che lasciano i loro dicasteri non sono tutti uguali. Come è noto, Gennaro Sangiuliano si è dimesso da ministro della Cultura. E prima di lasciare piazza del Collegio Romano, ha firmato un decreto con la nomina di 18 componenti della “commissione film”. Il Pd e gli altri partiti dell’opposizione hanno gridato allo scandalo, chiedendo al governo di riferire in Parlamento: «Atti sospetti, un ennesimo schiaffo al regolare iter istituzionale». E giù un profluvio di dichiarazioni contro l’«infornata di nomine» dell’ultim’ora e «il blitz dell’ex ministro». A livello di reazioni non si ricorda altrettanto zelo, però, quando le «nomine» “fuori tempo” - addirittura 80 - sono state effettuate, ad esempio, dall’allora ministro della Salute del governo Draghi, Roberto Speranza.

La successione degli eventi è decisiva. L’esecutivo di unità nazionale guidato dall’ex governatore della Banca d’Italia si dimette, dopo un dibattito in Parlamento e un colloquio con il presidente della Repubblica, il 21 luglio 2022. Dimissioni accettate da Sergio Mattarella, che- come da comunicato del Quirinale e come da prassi - chiede al governo di restare «in carica per il disbrigo degli affari correnti». Da quel momento inizia la campagna elettorale sotto l’ombrellone, con gli italiani che si recheranno alle urne il successivo 25 settembre per le elezioni politiche che poi decreteranno il successo del centrodestra e l’ingresso a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni. Il governo della presidente di Fratelli d’Italia giura il 22 ottobre successivo. E due giorni più tardi Speranza passa formalmente le consegne al suo successore, Orazio Schillaci.

 

GLI «AFFARI CORRENTI»
Ricapitolando: dal 21 luglio, giorno delle dimissioni di Draghi, al 22 ottobre, giorno del cambio della guardia al ministero della Salute, opportunità e galateo istituzionale avrebbero voluto che Speranza si fosse astenuto dal muoversi al di fuori del «disbrigo degli affari correnti». Invece in capo al ministro dell’emergenza Covid risultano ben 80 interventi a governo dimissionario. Tra questi, alcuni saranno stati senz’altro dettati da scadenze tecniche improrogabili, ma resta il fatto che la quantità fa discutere tanto più che ora l’opposizione muove rilievi a Sangiuliano per 18 investiture.

Lo stesso 21 luglio, ad esempio, il giorno dell’addìo di Draghi, Speranza si muove ben nove volte: nomina i rappresentanti del ministero nel collegio sindacale delle aziende socio sanitarie territoriali di Pavia e Valle Olona; delle aziende sanitarie locali di Frosinone, Brindisi, Lecce, Taranto e Potenza; dell’azienda ospedaliera degli ospedali riuniti di Foggia; dell’azienda di tutela della salute della Val Padana. Il giorno dopo sostituisce, nel collegio sindacale degli Ifo- gli Istituti fisioterapici ospitalieri -, Michela Azzone con Andrea Urbani. Tre giorni dopo, il 25 luglio, nomina il rappresentante del ministero presso il collegio sindacale dell’Azienda di tutela della salute di Pavia e designa i componenti dei consigli di indirizzo dell’Istituto nazionale perla promozione della salute delle popolazioni migranti (Inpm). 

Non passa giorno senza che vi sia una designazione: due il 26 luglio, quattro il 28 luglio, due il 29 luglio. Speranza conferisce incarichi di «livello dirigenziale», designa «rappresentanti del ministero della Salute», nomina «un componente del consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmco». Particolarmente prolifica la giornata del 5 agosto: Speranza firma sette nomine. Il ministro va avanti fino all’11 agosto. Poi, presumibilmente per la pausa estiva, tutto si blocca fino al 22 agosto, quando termina l’iter per la nomina di Stefano Lorusso a direttore generale della programmazione sanitaria. IL RUSH FINALE Il 25 settembre gli italiani vanno alle urne, il centrodestra vince e Draghi si appresta a cedere la campanella per presiedere il consiglio dei ministri a Giorgia Meloni (la cerimonia avverrà il 23 ottobre). 

Al ministero della Salute Speranza tira dritto: il 27 settembre nomina il rappresentante per il collegio sindacale dell’azienda socio-sanitaria di Melegnano-Martesana; il 28 fa lo stesso con quella di Oristano; due giorni dopo interviene sul consiglio di indirizzo e verifica dell’Istituto nazionale per le malattie infettive (Spallanzani). Il 12 ottobre sostituisce due componenti dell’Ordine dei biologi, il 18 - quattro giorni prima del giuramento del nuovo governo- designa il rappresentante del ministero nel collegio sindacale dello stesso “Spallanzani” e in quello dell’azienda socio-sanitaria di Valtellina e Alto Lario. Poi arriva Schillaci.

 

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