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Ilaria Salis, il piano salva-ladri: furti nei supermercati (e non solo) depenalizzati

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Tommaso Montesano
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Nicola Fratoianni non c’è. È voluto restare a Roma per accompagnare il figlio al suo primo giorno di scuola (il leader di Sinistra italiana, tuttavia, si collega da remoto). Così la scena, nella sede milanese dell’Associazione stampa estera (off limits per i giornalisti italiani), è tutta per Ilaria Salis. E l’europarlamentare di Avs non delude. Intervistata dal consigliere delegato Tatjana Dordevic, l’«attivista antifascista»- «l’antifascismo è transnazionale, è una cornice etica», afferma inizia elencando le sue priorità per la legislatura appena iniziata a Strasburgo: «Carceri, migrazioni e casa. Vorrei occuparmi anche del diritto ad abitare». Il suo obiettivo politico, del resto, è «coniugare l’antifascismo con la giustizia sociale».

Si parte con l’emergenza del momento: la situazione nelle prigioni. Salis illustra nel dettaglio le sue proposte per risolvere i problemi nei penitenziari (cita «sovraffollamento, atti di autolesionismo, suicidi e condizioni dei detenuti stranieri»). Reduce dal sopralluogo a San Vittore, Salis spiega che nel lungo periodo lei punta a una società in cui la pena dietro le sbarre sia superata. «Il carcere non è efficace, non funziona, i numeri di recidiva sono alti. Il carcere genera carcere, non serve a tutelare la legalità, questa è la mia visione». E naturalmente «devono essere aboliti» anche «i carceri per i minori. Il Beccaria deve essere chiuso».

 

 

 

Salis se la prende con il “decreto Caivano” del governo Meloni, che a suo dire «ha ampliato la possibilità di ricorrere alle misure cautelari in carcere per i minorenni» peggiorando la situazione. «Qualche anno fa l’Italia era all’avanguardia in Europa sulla criminalità minorile, lasciava il carcere come risposta residuale». Basta fare una veloce ricerca d’archivio per scoprire che non è così: dal report “Criminalità minorile in Italia 2010-2022”, curato dal Servizio analisi della Direzione centrale della polizia criminale, emerge che dal 2010 al 2022 i crimini commessi da minori erano aumentati del 15,3%.

La platea degli intervistatori, però, non incalza. Per capire il clima: uno dei giornalisti stranieri chiede a Salis se considera Orbán «fascista». Un’altra domanda quale sia il suo pensiero sulle carceri ungheresi (premessa: «L’immagine di lei con le catene ai piedi ha scioccato il mondo, come se fosse una terrorista»). E alla fine del suo intervento scatta pure l’applauso. Così l’eurodeputata di Avs può illustrare il suo programma senza contraddittorio. Per alleviare la situazione nei penitenziari, tanto per cominciare, bisogna «ampliare la possibilità di accedere alle misure alternative alla detenzione». E il governo dovrebbe «smetterla di inventare reati» il riferimento è a un altro decreto dell’esecutivo, il “decreto rave» - e dovrebbe, piuttosto, «depenalizzare i reati minori, come i furti nei supermercati».

Poi c’è, naturalmente, la caccia al cattivo per eccellenza, ovvero Orbán. Sollecitata dalle domande, Salis accusa il primo ministro di Budapest di voler «influenzare la magistratura. In Ungheria non ci sono le condizioni per un processo giusto». E a farne le spese potrebbero essere «altri antifascisti» come la sua amica Maja, sotto processo a Budapest con le stesse accuse. Ora per lei le prigioni di Budapest sono solo un ricordo.

 

 

 

Salis con candore confessa ancora oggi la sua incredulità per l’evoluzione della vicenda giudiziaria che la riguarda: «Mi sono stupita degli arresti domiciliari». Poi è arrivata la candidatura nelle liste di Avs e l’elezione: «Ho capito che era la strada giusta. È stata applicata l’immunità e sono potuta tornare in Italia. Adesso il processo è sospeso, godo dell’immunità parlamentare». Anche se l’Ungheria, ammette, potrebbe chiedere la revoca, di cui però al momento lei non ha notizia.

Fratoianni si limita ad annuire. Ricorda che l’Europa che vuole Avs è l’opposto di quella di Orbán, dove «qualsiasi cittadino può essere recluso per oltre un anno in attesa di giudizio sulle base di accuse prive di ogni prova». E che «i criminali per essere tali devono essere condannati». Peccato che il processo è stato bloccato proprio dall’elezione al Parlamento Ue. «Se non ci sono altre domande, possiamo accomodarci al rinfresco». Applausi e sipario.

 

 

 

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