Maria Rosaria Boccia, quel giornalismo che si inchina di fronte a lady Pompei
Chi tocca Maria Rosaria Bocca ne esce a pezzi. Vale per il ministro costretto alle dimissioni, vale per il povero marito che ancora non è riuscito a liberarsene e vale per i giornalisti che l’hanno avuta tra le mani. Pensavano di usarla per fare lo scoop che avrebbe cambiato la storia della legislatura, è finita che ha intortato pure loro.
L’hanno trattata come se fosse Mark Felt, la “gola profonda” del Fbi che consentì al giornalista del Washington Post Bob Woodward di far esplodere il Watergate. Cercavano da lei gli “hard facts”, le prove inconfutabili di un malaffare che parte dal ministero della Cultura e arriva in alto quanto basta da far tremare palazzo Chigi e l’intero consesso del G7. Meloni come Nixon. Si sono trovati davanti a una persona che di prove non ha portata mezza: non una fotografia, non uno screenshot, non un documento. (...)
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