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Alessandro Giuli, l'ex firma di Libero nel fortino di Franceschini

Francesco Specchia
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Fuori Genny, dentro Giuli, sintetizzano da Palazzo Chigi. «Proseguirà l’azione di rilancio della cultura nazionale, consolidando quella discontinuità rispetto al passato che gli italiani ci hanno chiesto e che abbiamo avviato dal nostro insediamento ad oggi», così la premier Giorgia Meloni dopo aver salutato Gennaro Sangiuliano, battezza Alessandro Giuli nuovo ministro della Cultura.

Come Gennaro, anche Alessandro è un ex firma pregiata di Libero. Dopo il fruttuoso ed efficace passaggio alla Presidenza del museo Maxxi di Roma, ora il neo-ministro si troverà nel prosieguo nell’opera di riassetto - al di là di ogni pretesa egemonica -, e di riorganizzazione del dicastero della cultura di questa nazione. Giuli può essere l’uomo giusto per riattizzare la piattaforma programmatica conservatrice nell’ex fortino franceschiniano. Romano, 48 anni, solidi studi politico-filosofici, già condirettore del Foglio e direttore del cattolico Tempi, intellettuale riconosciuto e presenza fissa dei talk televisivi (da Otto e mezzo a DiMartedì dove si batte leoninamente, ma è stato anche conduttore nel palinsesto di Rai2, il suo ultimo programma fu Vitalia), nei giorni del Maxxi ha anche sviluppato gli strumenti di esperienza manageriale che un po’ gli mancavano.

 

 

 

Un nonno partigiano e uno fascista, esperienza giovanile nei movimenti di destra, oggi repubblicano oserei dire in senso giscardiano: Giuli è uno che ha abbondantemente superato la fase del sovranismo inteso come «lo shock anafilattico, alcune di queste destre, alla prova del governo, stanno evolvendo in una chiave repubblicana, moderata, lontana dagli estremismi» spiegava al Corriere. Oltre ad essere indicato come uno dei maggiori rappresentanti delle destra progressista, Giuli è penna raffinata; ha all’attivo libri interessanti tra cui spiccano Il passo delle oche. L'identità irrisolta dei postfascisti, Einaudi, Venne la magna madre. I riti, il culto e l'azione di Cibele romana, Settimo Sigillo, e soprattutto Gramsci è vivo. Sillabario per un’egemonia contemporanea, Rizzoli, che è diventato un vero e proprio manifesto culturale per la nuova destra di governo.

 

 

 

Cultore del buon vino, dei sigari cubani dello studio della Storia, dal punto di vista privato è un monolite di discrezione. Dal punto di vista sentimentale, Alessandro Giuli è sposato con Valeria Falcioni, collega di SkyTg24. e con lei ha avuto due figli, un maschio e una femmina, nati nel 2016 e nel 2019. Ascoltatissimo dalla premier, Giuli è uno che, interpellato sull’occupazione culturale rispondeva: «L’egemonia culturale si costruisce dentro la società. E non attraverso un ricambio che c’è sempre stato ed è doveroso, alla Rai come al Maxxi. L’importante è non considerarsi mai detentori di un ruolo per una sorta di diritto divino». La sua scelta indica l’orgoglio di una destra competente, forte delle sue radici culturali che intende rivendicarle e aprirsi al dialogo con l'altro. Il progetto è a lungo termine... 

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