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Angelo Bonelli, l'uomo degli esposti: tutte le baracconate in procura

Tommaso Montesano
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Lui ne va fiero e lo ricorda ogni volta che può: «Mi chiamano il re degli esposti». Angelo Bonelli colpisce ancora. Come annunciato mercoledì sera, e poi comunicato urbi et orbi nella mattinata di ieri, il co-leader di Avs (l’altro è il suo sodale Nicola Fratoianni) alle 12 si è presentato al posto di polizia della Camera dei deputati, di fronte a piazza del Parlamento, per depositare la sua ultima fatica giudiziaria:tre paginette e undici allegati per chiedere alla procura di Roma di indagare sul “caso Sangiuliano”. Reati ipotizzati: indebita destinazione di denaro o cose mobili (articolo 314 bis del codice penale) e rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio (articolo 326). Oltre, naturalmente, a «tutti quei reati che nei fatti esposti dovessero essere ravvisati» dall’«illustrissimo procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma».

Va bene la richiesta di dimissioni, va bene obbligare il ministro della Cultura a presentarsi in Aula, va bene le interrogazioni parlamentari, ma Bonelli dà il meglio di sé, da tribuno dell’opposizione, come instancabile redattore di esposti per gli uffici degli «illustrissimi procuratori». «Per fare politica bisogna studiare i dossier, ma anche studiare l’avversario per riuscire a capire i suoi punti deboli», ha detto una volta in un’intervista al Corriere della sera.

 

 

Per inquadrare il personaggio, è necessaria una carrellata delle sue ultime fatiche: esposto sul caso Cospito-Delmastro-Donzelli (febbraio 2023); esposto sulla nuova diga di Genova (luglio 2023); esposto sul video che ritrare la giudice di Catania Iolanda Apostolico diffuso da Matteo Salvini (ottobre 2023); esposto sull’«occupazione totale degli spazi dell’informazione da parte del governo Meloni» (aprile 2024); esposto sulle presunte irregolarità sul Ponte dello Stretto di Messina (agosto 2024, atto terzo: il primo l’aveva presentato a febbraio, il secondo a maggio). Ma la consuetudine è antica: sul web si trova traccia della notizia di un esposto sul camping nella pineta di Castel Fusano (maggio 2016) e sulla violazione delle misure sanitarie anti-Covid nel corso di una manifestazione del centrodestra a Roma (giugno 2020).

Addirittura, un esposto del 2010 sull’ambiente in Puglia lo mise in contrasto con l’allora assessore Fratoianni, della giunta Vendola. Adesso tocca alla vicenda di Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia. «A che titolo la dottoressa ha usufruito di servizi e mezzi dello Stato non avendo alcun ruolo negli organici?  Come è stato possibile che sia venuta a conoscenza di informazioni e documenti riservati? (...) Di quali altri documenti dispone? Quali informazioni istituzionali il ministro Sangiuliano ha comunicato?». Il tutto corredato dalle stories Instagram dell’interessata affinché «si compiano tutte le legittime indagini». «Sangiuliano non deve chiedere scusa né a Giorgia Meloni né a sua moglie. Deve chiedere scusa agli italiani», aggiunge dopo aver presentato la denuncia negli uffici di via del Giardino Theodoli.

Il suo gesto, quasi si giustifica, è doveroso. Di fatto si tratta di un atto dovuto, visto che la premier Meloni si è rifiutata di accogliere le dimissioni presentate dal ministro della Cultura. «Difende l’indifendibile (ovvero Sangiuliano, ndr), ancora una volta non mi rimane che rivolgermi all’autorità giudiziaria». Mercoledì sera, dopo aver ascoltato le parole del ministro al Tg1, Bonelli ha trasecolato: «Sangiuliano ha appena dichiarato di aver presentato le dimissioni, ma è stata la premier a respingerle. Se ciò fosse confermato, ci troveremmo ancora una volta di fronte a una premier responsabile di questo degrado istituzionale». Proprio così:«Degrado istituzionale».

Fa un certo effetto sentire questa espressione uscire dalla penna di Bonelli, ovvero colui che ha candidato in Parlamento, salvo poi pentirsene al punto da accompagnarlo fuori dal suo gruppo parlamentare, Aboubakar Soumahorouna delusione»). E sempre il leader di Europa Verde ha inserito nelle sue liste alle Europee l’insegnante Christian Raimo, noto per la frase «cosa bisogna fare coi neonazisti? Per me bisogna picchiarli». Ed è giusto insegnarlo agli studenti perché «lo dicono i programmi scolastici». Un doppiopesimo, quello di Bonelli, che non è sfuggito a Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, a proposito di un altro episodio. «Riguardo alla bulimia di esposti, volevo sapere se oltre a quello sul caso del ministro Sangiuliano avesse con sé un altro esposto, per esempio sulla chiave che Franceschini ha ricevuto dal Comune di Pompei e che, da quanto abbiamo capito, si è tenuto a casa», ha detto la vicepresidente della Camera ospite a L’Aria che tira, su La7.

 

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