Dario Franceschini si è intascato la chiave d'oro e se ne accorge dopo più di due anni
Davvero si può scambiare una chiave d’oro da 14mila euro per una paccottiglia? Gennaro Sangiuliano pensava che fosse una fetenzia, e dopo averla ricevuta a luglio dal sindaco di Pompei l’ha riposta nella stanza del ministero dove accatasta – «protocollati» ha dichiarato – tutti i doni che riceve. «Tra l’altro», ha sottolineato, «pensavo fosse una patacca senza valore».
Anche il suo predecessore, il dem Franceschini, aveva ricevuto la stessa onorificenza dal sindaco Carmine Lo Sapio, un oggetto – si legge sulla determina riportata dal quotidiano Il Foglio – “realizzato a mano, del peso di circa 150 grammi, riportante sull’impugnatura lo stemma della città e sul pettine le iniziali dell’onorevole Dario Franceschini”. ‘Na cafonata, avrebbe esclamato De Sica nei suoi Cinepanettoni, e però il dem quella robaccia da 14mila euro - 14mila euro a sua insaputa - se l’è portata a casa.
ALL’IMPROVVISO
Ora che è scoppiato il casino di Sangiuliano (non per la chiave), ecco che i collaboratori di Franceschini si sono precipitati a dichiarare che anche lui pensava che fosse «una patacca senza valore». «L’ha conservata a casa con altri riconoscimenti simbolici di nessun valore economico». Peraltro, hanno evidenziato i collaboratori, Franceschini si sarebbe accorto solo leggendo i giornali (ci crediamo) che «quella chiavetta d’oro massiccio valesse più di 13mila euro» e una volta resosi conto del malinteso «ha subito mandato una pec all’ufficio del Cerimoniale di Stato per comunicare l’intenzione di restituirla». E chi non è mai incappato in un malinteso? Immaginiamo la soddisfazione di chi ha forgiato la chiave che due ministri della Cultura hanno scambiato per una chiavica. Uno dei due però- può capitare dicevamo- evidentemente ha un debole per il kitsch.
Particolare da niente: per la consegna della chiave a Franceschini, a maggio 2022 quando la pandemia non era ancora terminata, sono stati spesi in tutto 70mila euro tra cui spiccano i 2.100 per il “coffe break”, e d’altronde quando l’aroma è buono è buono. Torniamo alla chiave. Alcuni colonnelli di Fratelli d’Italia sono partiti all’attacco e il più agguerrito è Raffaele Speranzon, che al Senato è vicepresidente del partito: «Mentre la sinistra si agita inutilmente col gossip su Sangiuliano, apprendiamo che Franceschini avrebbe portato a casa la chiave d’oro di Pompei, e si tratterebbe di un reato gravissimo. Il fatto, se trovasse riscontri, sarebbe di inaudita gravità. Presenterò un’interrogazione», ha annunciato Speranzon, «per chiarire se la chiave è nella disponibilità di Franceschini e se lui fosse abituato a portarsi a casa i regali ministeriali». L’ex ministro ha replicato: «Vedo che sono oggetto della contraerea di Fdi, è il disperato tentativo di distrarre l’attenzione dalle vicende del mio successore.
Non ho nulla da nascondere, non ho depositato le chiavi di Pompei al ministero ritenendole un’onorificenza assegnata alla persona, non un dono di rappresentanza di cui al “dpcm” 20 dicembre 2007”, e ritenendolo un oggetto di scarso valore». L’onorevole dem ha ribadito che lo restituirà.
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AFFARI DI FAMIGLIA
C’è chi in queste ore ricorda anche del conflitto d’interessi che poi non è stato reputato tale della moglie di Franceschini, la deputata del Pd Michela Di Biase, socia di un’agenzia che si occupa di consulenza sulla parità di genere fondatasecondo i maligni - perché sapeva che pochi mesi dopo sarebbero arrivati finanziamenti pubblici per il settore. Poi ci sono i 3 milioni con cui il dicastero di Franceschini ha finanziato i film di Ginevra Elkann (sorella di John e Lapo), “Te l’avevo detto” e “Magari” – lo ricorda Marcello Veneziani su La Verità – film che hanno avuto lo stesso successo del dimenticabile Alex l’ariete con Alberto Tomba. Però insomma, questi giovani registi squattrinati bisognerà pur aiutarli...