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Elly Schlein? Un diluvio di balle su pensioni, asili e occupazione

Pietro Senaldi
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Elly Schlein è andata in ferie agitando l’allarme fascismo ed è ritornata rilanciando l’allarme economia. In realtà, l’emergenza vera non è cambiata in questi due mesi: resta sempre l’inondazione di balle che il Pd riversa sullo scenario pubblico, facendo della menzogna sistematica l’arma principale di opposizione, ben oltre i limiti della propaganda. Dove la segretaria dem abbia svacanzato è un segreto che i fedelissimi custodiscono gelosamente. Dai suoi primi interventi di questa estate militante che Elly ha fatto partire a fine agosto possiamo però dedurre che non abbia fatto stage ad Harvard o alla London School of Economics.

Per nascondere le divisioni del campo largo, e inseguendo Renzi, che sta già dettando l’agenda della sinistra ancor prima di esservi riammesso, il Pd ha deciso di giocarsi l’attacco al governo sui numeri. Scelta corretta dal punto di vista della tempistica, visto che in autunno domina il tema Finanziaria, peccato che ai consiglieri della leader non tornino i conti. Di seguito, eccone alcune dimostrazioni. Tema caldo è quello delle pensioni. «Anche se dice di no, sappiamo che l’esecutivo vuole intervenire sugli assegni e fare cassa sugli anziani, ma noi vigileremo» è la promessa-minaccia della segreteria.

Ebbene, per la prima volta il governo ha previsto una rivalutazione del 120% delle pensioni minime, quelle fino a 600 euro, accompagnata da un indicizzazione del 100% rispetto all’inflazione di quelle fino a quattro volte la minima. Per le altre, quelle oltre i 2.400 euro, sono previsti cinque scaglioni che vanno dall’aumento dell’85% fino a tremila euro al 33% previsto per chi percepisce assegni da oltre seimila euro.

 

Per frenare l’esodo dei lavoratori e tutelare le casse dell’Inps sono inoltre previsti aumenti in busta paga del 9,19% a chi, pur avendone i requisiti, rinuncia a ritirarsi. Altra bufala di fine estate è l’attacco sul lavoro. «Bene l’aumento di lavoro, ma non dev’essere precario» sentenzia Schlein, scagliandosi contro l’aumento dei voucher e dei contratti a termine. In realtà in un anno gli italiani che lavorano sono saliti di quasi seicentomila unità, superando per la prima volta i 24 milioni e arrivando a un tasso d’occupazione che supera il 62%. La disoccupazione invece (6,5%) non era così bassa dal 2007, l’anno precedente la grande crisi economica mondiale. Quanto ai contratti a termine, sono calati di quasi duecentomila unità.

Altra gigantesca fandonia è quella che riguarda l’abolizione dell’assegno unico per il sostegno alle famiglie, millantata dalla stampa progressista, smentita dal governo ma rilanciata dai dem. Il governo ha aumentato lo stanziamento da 16 a venti miliardi ma l’Unione Europea ha contestato la misura perché essa non riguarda gli stranieri che hanno figli non in Italia, e che magari neppure lavorano più qui. A questi l’esecutivo non vuol riconoscere nulla, anche perché significherebbe sottrarre risorse alle famiglie italiane. Una decisione razionale e solidale che però non garba a Elly, o che comunque la signora preferisce demolire pur di strumentalizzare i rimbrotti di Bruxelles.

E siamo alla Sanità, argomento caro alla sinistra, quando non governa. Sulla salute degli italiani il Pd ha deciso di puntare molto, denunciando tagli da parte del governo. I numeri veri dicono che l’anno scorso sono stati stanziati 136 miliardi, record storico, che sarà abbattuto quest’anno, con un ulteriore aumento di due miliardi, e ritoccato nel 2025, con altri due miliardi aggiuntivi. «Se la si confronta con il 2001, la spesa è diminuita in rapporto al Pil» protesta l’opposizione, fingendo di ignorare che quello è stato l’anno dell’epidemia, del lockdown e del crollo del Pil.

Smentiti pure gli allarmi sul mancato rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, che sarà invece confermato anche grazia un extragettito fiscale di oltre 17 miliardi nei soli primi sei mesi del 2024, dovuto all’aumento dei contributi previdenziali legato alla maggiore occupazione, a una risalita degli incassi dall’Iva e a una riduzione dell’evasione fiscale.

 

Nel secondo semestre le cose dovrebbero andare meglio, visto che giugno finiva di domenica e questo ha consentito alle imprese di posticipare i versamenti tributari di tre giorni, fino a luglio, con cifre non ancora contabilizzate. Una tendenza positiva confermata dall’aumento di oltre il 7% degli incassi derivanti dall’Iva. Nel 2023 infine sono stati recuperati ulteriori 4.5 miliardi (5% del totale non dichiarato) e, grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si prevede di ridurre entro il 2026 l’evasione totale di un ulteriore 15%.

Tutte queste cose Schlein e il Pd fingono di non saperle, portando avanti un gioco a rimpiattino in cui il campo largo riprende gli allarmi lanciati dalla stampa amica- e viceversa-, forte del fatto che i suoi elettori sono avvezzi a credere e farsi ingannare senza verificare alcunché, entusiasti di sentirsi dire quello che vogliono. Se sono cattive notizie, sono buone anche se false; tanto conta solo usarle contro il governo.

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