Raimo, la scuola di Valdirata è "lurida". La sparata dopo la censura ricevuta
Il ministro Giuseppe Valditara ha due manone grandi così e le allunga su quelle scuole dove si predica lo scontro antifascista: sarà questa la trama delle lezioni del professor Christian Raimo? Guai a dirgli che sta esagerando: questa “vittima” del regime che non c’è ha un tic.
Dipinge affreschi bruttissimi ma ci si specchia e gode. Ieri, l’ultima prodezza, a conferma che le blande misure stabilite dagli organi competenti nei suoi confronti perle continue scorribande e gli incitamenti all’odio di cui è protagonista sono davvero limitate. Questo professore di estrema sinistra – sfortunatamente non eletto alle europee nelle liste di Bonelli e Fratoianni – è «un super hater», come è stato definito su X, è un autentico campione dell’odio social.
E siccome la rivoluzione non gli è riuscita – a differenza dei più fortunati Aboubakar Soumahoro e Ilaria Salis – eccolo a imprecare contro il ministro: «Valditara è impresentabile, dovrebbe dimettersi, va contestato in ogni occasione e in ogni modo, perchéla suaidea di scuola èlurida e pericolosa». Lurida, una scuola dove il prossimo va rispettato, persino “professori” del livello di Raimo. Lurida, perché si propone un modello di studio fondato su valori quali il merito, ad esempio.
Lurida, perché vuole evitare che ogni giorno debbano uscire baggianate – e siamo gentili – dalla bocca di chi deve insegnare ai nostri figli. Invece Raimoi nsiste. E ieri sièalzato male e si è messo a scrivere. «In questi giorni è uscita la notizia che è stata irrogata nei miei confronti la sanzione della censura da parte dell’ufficio scolastico regionale del getti perché vuole torchiarei pensionati invece di abolire la Fornero. Altro tormentone estivo è quello della famosa tax expenditure. Oddio, taglieranno le agevolazioni fiscali ai ceti più deboli, ecco chi rischia, chi finirà nei guai, chi non potrà più portare in detrazione le spese mediche. In realtà, il riordino degli sconti sulle tasse è un sempreverde che va avanti da anni, che è stato inserito nel testo della delega fiscale messo a punto dall’ex premier Mario Draghi e che è stato confermato nel ddl varato dall’attuale governo.
Prima o poi si farà. Ma nessuno è in grado a oggi di dire in che modo. D’altra parte, l’anticipazione dei contenuti è una smania irrefrenabile e incontenibile. Coltivata con rigore e certosina dedizione dai retroscenisti economici, che in alcuni periodi dell’anno eguagliano i colleghi del politico nel tratteggiare incredibili scenari partendo da elementi impalpabili ed evanescenti. A nulla servono le puntuali smentite del ministro dell’Economia che da quando è a Via XX Settembre non ha mai confermato un pronostico, lasciando trapelare qualche briciola delle sue intenzioni solo qualche ora prima che venissero pubblicamente annunciate. «Il Mef e il ministro sono al lavoro sul piano strutturale», hannofatto sapere un paio di giorni fa dal dicastero, spiegando che «le indiscrezioni sui contenuti pubblicate in questi giorni sono fantasiose e premature».
Niente da fare. Le indiscrezioni “fantasiose” continuano a fioccare. Ieri è stato il turno della “operazione ceto medio”. Mossa attesa con ansia dal popolo di centrodestra e ventilata più volte, seppure con estrema cautela e senza alcun riferimento temporale, da diversi esponenti di governo. Ipotesi fumose? Tutt’altro, ci sono i numeri: allo studio ci sarebbe l'intenzione di ridurre l'aliquota intermedia dal 35 al 33% e il rialzo da 50 a 60mila euro del limite del reddito per il secondo scaglione. Uno schema che porterebbe benefici nelle tasche di circa 8 milioni di contribuenti in più rispetto a quelli già beneficiati dal taglio del cuneo. Costo dell’operazione, 4 miliardi.
Ma c’è chi invece è convinto che tutti i soldi a disposizione, come del resto è stato finora, saranno destinati ai ceti bassi e alle famiglie con figli, nell’ambito del piano di contrasto alla denatalità. La verità è che gli unici numeri importanti sono quelli che riguardano le stime sulla crescita, sulle entrate, sulla spesa per gliinteressi sul debito e sui rischi geopolitici. Cifre che probabilmente neanche Giorgetti ha ancora davanti. E senza le quali, com’è evidente, nessuna decisione potrà essere presa. Ma non scherziamo. Vogliamo davvero rinunciare al totofinanziaria per questi dettagli?