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Legge Calderoli, gli strani deliri sul Sole 24 Ore per bloccare la riforma e il centrodestra

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Corrado Ocone
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La sinistra, anche ora che è stata approvata dai due rami del Parlamento, le sta provando tutte per affossare la legge sull’autonomia differenziata. Lo si capisce, dal loro punto di vista: una volta entrata in vigore, essa potrebbe innescare un meccanismo virtuoso che impedirebbe di fatto quella deviazione delle risorse pubbliche per fini clientelari su cui negli anni si è consolidato il sistema di potere italiano di cui la sinistra è stata ed è parte rilevante.

Oltre a promuovere la raccolta di firme per l’abrogazione della legge, la sinistra ha perciò mosso i suoi governatori, che all’unisono hanno chiesto alla Corte di pronunciarsi sulla sua legittimità costituzionale. Nel frattempo, cosa c’è di meglio che preparare il terreno diffondendo attraverso fake news sui presunti effetti dell’autonomia, chiamando a supporto costituzionalisti “amici” o prevenuti?.

 

 

 

A quest’ultima categoria, si può ascrivere Giovanna De Minico, dell’Università di Napoli, che ieri è intervenuta a sostegno dell’incostituzionalità sul Sole 24 Ore. La docente ha scritto che tutta la sua riflessione si può sintetizzare in una frase: «La Calderoli trasforma la forma di stato regionale da cooperativo-solidale in comp etitivo-egoistico» Come si vede, non si tratta di un mero giudizio tecnico, quale dovrebbe essere quello di chi ha il compito di verificare la compatibilità di una norma con il dettato costituzionale. No: qui si tratta di un giudizio filosofico, necessariamente di parte, che viene anteposto e fa da velo al giudizio di merito che ci saremmo aspettati.

SOLIDARIETÀ

Un giudizio che parte da un pregiudizio inveterato, e cioè che la competizione sia un elemento negativo, immorale. Non solo non è così, ma essa, come spiegano i maestri del liberalismo, è, a ben vedere, la più alta forma di collaborazione, e quindi di solidarietà, che sia dato concepire. Lo attesta, fra l’altro, l’etimo latino (cum-petere), che indica il cercare insieme la via migliore per ottenere uno scopo: in questo caso la prosperità di una comunità e l’uso migliore delle risorse a sua disposizione.

Fra l’altro, ci sarebbero molti altri elementi etici che giustificano “filosoficamente” l’autonomia: dal principio di responsabilità a quello di sussidiarietà che evita che decisioni importanti vengano prese, anche quando non necessario, da un’entità centrale che non conosce gli effettivi bisogni dei territori e che tende per sua natura a uniformare e standardizzare. Senza dimenticare che in regime di autonomia, come ben sapevano i meridionalisti classici, si creano le condizioni per la creazione di una vera classe dirigente, la cui mancanza è il vero problema del Sud Italia. Ma tant’è!

SISTEMI RIGIDI

Ritornando alla De Minico, ella afferma perentoria che «la devoluzione avvierà una gara all’ultimo sangue tra le Regioni, che peraltro partiranno disallineate: alcune avanti, altre indietro». Ora, a parte il fatto che la differenza attuale l’ha creata la storia, qui si omette di dire che la legge prevede rigidi sistemi perequativi volti a garantire a tutti un livello minimo di prestazioni comunque non inferiore a quello attuale (i cosiddetti Lep). De Minico desidera in verità non un’uguaglianza formale, ma sostanziale: auspica che non tutti siano trattati ugualmente ma che agli “svantaggiati” sia garantito a vita un di più perché la loro situazione non è “assimilabile”.

Si sarà chiesto la docente perché questa politica “socialista” per il Sud, attuata per tanti anni dai nostri governi, non solo non ha risolto la “questione meridionale”, ma l’ha anzi aggravata? De Minico ipotizza infine uno scenario possibile, cioè che la Corte non faccia tesoro delle sue opinioni e che tocchi ai cittadini stoppare lo “smembramento” studiato dai leghisti “egoisti”. Dice di confidare nella loro “intelligenza e nella sapienza della Storia” (proprio così: con la S maiuscola). Anche noi, per motivi opposti, confidiamo nella loro intelligenza, anzi ne siamo sicuri. Ugualmente diffidiamo però di chi crede che la storia ne sappia più dei singoli e che li guidi per mano nella direzione “giusta”

 

 

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