Guido Crosetto e gli agenti feriti: "Io non ho dubbi su chi difendere"
"Un giorno un carabiniere, un altro un poliziotto o un finanziere. Ieri sera una guardia carceraria. Ogni giorno le persone cui demandiamo la difesa della nostra sicurezza, vengono aggredite. Questo accade perché gli aggressori non hanno paura delle conseguenze, perché in qualche modo si sentono tutelate mentre per contro le forze di polizia hanno paura di essere accusate e punite in caso di reazione alla violenza".
Un misto di rabbia e amarezza trasuda dalle parole su X di Guido Crosetto, il ministro della Difesa. "Alla fine - prosegue - per difendere Caino facciamo del male ad Abele. Io non ho alcun dubbio sulla parte da difendere e sulla parte con cui essere più indulgente. Non ho dubbi sulla necessità che lo Stato sia molto duro con chi delinque (non parlo di nuove norme), per evitare che passi il concetto che in Italia nessuno paga".
L'ultimo inquietante episodio a cui fa riferimento il ministro Crosetto è quello dalla Casa circondariale di Terni, sezione "lavoranti media sicurezza", dove un detenuto magrebino, trasferito da pochi giorni dal carcere di Spoleto, ha aggredito con calci e pugni un poliziotto di sezione semplicemente perché gli ha detto che era orario di chiusura e l'aggressore non voleva rientrare in cella".
Fabrizio Bonino, segretario per l'Umbria del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe), ricordando che "il collega ha ricevuto le prime cure nella locale infermeria per poi essere inviato al pronto soccorso, in stato confusionale, dov'è stato dimesso in tarda serata con prognosi iniziale di 7 giorni", quindi accusa: "Non si è sfiorata la tragedia solo grazie all'intervento degli altri detenuti, che sono riusciti a salvare il collega e a chiudere l'aggressore in cella. È paradossale che la sicurezza del poliziotto penitenziario in Sezione debba essere 'affidata' alla bontà dell'intervento dei detenuti. Ci chiediamo cosa succederebbe se i detenuti che dovessero assistere a un altro evento critico decidessero di rimanere impassibili. Urge più che mai che la politica mantenga fede ai propri impegni chiudendo nell'immediato la 'partita' non più procrastinabile relativa al ripristino del Provveditorato regionale per l'Umbria".