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Bersani, insulti dal palco: "Vannacci? Alzate la voce, la destra postfascista vuole la rivincita"

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Altro che "scuse" al generale Roberto Vannacci: non molla Pier Luigi Bersani, che è stato condannato per aver dato del "cog***e" all'europarlamentare della Lega e non pago oggi, dal palco della Festa dell'Unità di Reggio Emilia, ha pensato bene di attaccare con parole ancora più aspre non solo Vannacci, ma tutta la maggioranza di governo.

"Il nucleo di comando della destra italiana è sostanzialmente postfascista e neomissino. Appartiene alle destre, e quindi ha tutte le ricette delle destre del mondo, ma ha una cosa in più: ha da fare una rivincita - arringa la folla rossa l'ex segretario del Pd -  Il governo è una cosa importante in sé, ma sarebbe un sacco vuoto che non sta in piedi senza la rivincita politica. Non aspettiamoci che a poco a poco si inchino alla costituzione antifascista, loro vogliono ricominciare, tirare una riga, legittimarsi come costituenti e ricominciare così".  "Questo governo - prosegue - è uno sgabello che sta in piedi su tre gambe: premierato, autonomia differenziata e giustizia, se gli manca una gamba non sta in piedi".

Su Vannacci, invece, Bersani invoca una reazione popolare. "A me di Vannaci me ne frega il giusto, io mi rivolgo a idee regressive che sono penetrate in larga parte di questo paese. Perché la destra mantiene il consenso nonostante il disastro che stanno facendo? Perché si sono radicate delle idee, ci sono dei fatti culturali che sono più duri del marmo, se vuoi scalpellarli devi fare una battaglia di idee. Se condividete le cose che ho detto non datemi solidarietà, ma alzate la voce e alzatela in modo che si possa capire al bar".  "Io dispero di convincere la gente che vota Vannacci - ammette - ma non dispero di togliergli un po' d'acqua dove sta nuotando". 

Sul tavolo però ci sono anche i guai del centrosinistra, con Pd e Movimento 5 Stelle di nuovo spaccati in banchi di prova importanti come Bari e la Liguria e con Matteo Renzi, alleato di ritorno del Nazareno, che potrebbe allontanarli ancora di più. 

"In questo dibattito Renzi sì, Renzi no, io faccio un discorso molto semplice, tanto sono pensionato e non porto responsabilità - taglia corto Bersani -: bisogna trovare una soluzione che dica no ai veti e no alle ambiguità". Ad ascoltarlo, sul palco, c'è anche la governatrice della Sardegna Alessandra Todde, il simbolo del fantomatico campo largo. "Come si fa? - risponde Bersani al pubblico che rumoreggia non appena viene nominato l'ex premier, oggi leader di Italia Viva - Il punto è passare dall'opposizione alla costruzione dell'alternativa. Bisogna che Pd, M5s e Avs diano lo start per poi aprire il confronto nel paese senza veto alcuno. Quando dico 'no ai veti' viene in mente Renzi, ma è un discorso più ampio che dà forza all'idea che il programma non possiamo farcelo in casa. Serve un luogo più aperto per discutere, perché i partiti non sono ancora abbastanza accoglienti di tutto quello che c'è in giro".

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