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Istria, la strage impunita degli italiani: il governo la ricorda, ma a sinistra c'è chi sbraita

Alberto Busacca
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Una strage terribile. Con un centinaio di morti in gran parte italiani (tra i quali anche molti bambini). Se n'è sempre parlato poco di quello che è successo sulla spiaggia di Vergarolla, vicino a Pola, il 18 agosto 1946. Eppure è qualcosa che dovrebbe far parte della nostra memoria collettiva. Anche se avvenuto in un territorio che non fa più parte del Belpaese. Torniamo a quel giorno di 78 anni fa. La spiaggia, frequentata prevalentemente da italiani, è affollatissima, perché è estate e perché è in programma anche una manifestazione sportiva. Sono da poco passate le due di pomeriggio quando alcune mine belliche presenti a poca distanza, ritenute inoffensive, esplodono improvvisamente causando la morte di decine di persone (65 vittime identificate, ma quelle effettive sarebbero oltre 100, di cui circa un terzo minorenni). Una tragedia immane. Ribattezzata la strage degli italiani. Ma chi è stato a far esplodere quelle mine? E perché? Le inchieste giudiziarie non sono riuscite a identificare i colpevoli. Si sa che l'esplosione non è stata casuale ma organizzata da qualcuno. Secondo la tesi più accreditata sarebbero stati colpiti gli italiani per convincerli ad abbandonare definitivamente l'Istria. E per alcuni storici l'attentato sarebbe stato organizzato direttamente dall'OZNA, il servizio segreto della Jugoslavia comunista di Tito. (...)

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