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Bonelli-Fratoianni, l'accoppiata non ne azzecca una: campioni in figuracce

Brunella Bolloli
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Non bastava Soumahoro con i suoi guai: moglie e suocera con il vezzo delle borsette griffate e i migranti della cooperativa che stavano come stavano. Acqua passata, si dirà, perché oggi l’ex sindacalista di origini ivoriane è passato al gruppo Misto e conduce le sue battaglie lontano da Avs con cui era stato eletto. Ma il duo verderosso Bonelli & Fratoianni imperversa nella scelta di una classe dirigente così. Certo, Avs è in buona compagnia sul fronte degli “impresentabili” pagati dai contribuenti. 

Ieri l’accoppiata pro-Salis è stata la più solerte nel congratularsi con il sindaco di Bari, Vito Leccese, che dopo due mesi di serrate trattative all’ultima poltrona è riuscito alla fine a comporre la nuova giunta con un’impresentabile per toni e idee: la prescelta all’assessorato all’Ambiente, Carlotta Nonnis Marzano. Forte di appena 34 voti di preferenza alle ammnistrative, meno degli abitanti del suo condominio, estremista e inadeguata a sentire fonti pugliesi, è ricercatrice e docente di Zoologia Applicata, esperta di spugne e invertebrati, favorevole al blocco della pesca dei ricci, ma non a quello delle esternazioni social anti-Papa. E dunque, «auguriamo a Vito Leccese e alla nuova giunta un buon lavoro per continuare a costruire una città bella e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Alleanza Verdi e sinistra ritiene fondamentale la sfida del governo delle città», si sono premurati di dettare alle agenzie Bonelli e Fratoiannia. «Facciamo gli auguri di buon lavoro a Carlotta Nonnis Marzano, neo assessora al clima e alla transizione ecologica e le daremo il massimo sostegno perché il suo impegno è anche il nostro. Saremo presto a Bari insieme per rilanciare e consolidare il progetto di Alleanza Verdi Sinistra». 

 

Passata neanche un’ora da questa nota piena di entusiasmo, l’assessora cara ai due compagni lasciava l’incarico travolta dalle polemiche per i tweet contro il Papa descritto come un vecchio molestatore. A sinistra, tuttavia, i casi di dimissioni a tempo di record sono svariati. Alle ultime elezioni Politiche ha fatto scalpore il giovane segretario del Pd lucano, Raffaele La Regina. Doveva essere uno dei candidati con un bottino di voti più consistente di altri, l’allora segretario Enrico Letta lo aveva indicato come capolista dem alla Camera per la Basilicata, ma poi al momento di chiudere le candidature sono comparse le sue esternazioni social contro Gerusalemme: «Credete più agli alieni o allo Stato di Israele?», non in linea con il partito, e così via La Regina, dentro Enzo Amendola, nonostante i tentativi maldestri di cancellare i messaggi scomodi del passato. Errori di gioventù? Però perseverare deve essere una caratteristica dei dem considerato che altri due capilista under 35 sono stati costretti all’addio prima delle elezioni: Marco Sarracino, candidato a Napoli, e Rachele Scarpa, in corsa a Treviso. Il primo aveva fatto un post sulla rivoluzione russa inneggiando all’Unione sovietica. Con tanto di foto di Lenin e Armata rossa. 

La seconda aveva attaccato «il regime di apartheid di Israele» e altre amenità più simili alla posizione di Avs che a quella del Pd. C’è da dire, comunque, che in certi casi gli impresentabili di sinistra vengono ripescati e pure promossi. Ricordate Albino Ruberti, il potente capo di gabinetto prima della Regione Lazio e poi del Campidoglio? Il 19 agosto del 2022 il Foglio diffuse un video nel quale, in versione pistolero, Ruberti urlava contro alcuni politici locali al culmine di una lite: «Inginocchiati o ti sparo!». Ecco, oggi Ruberti è commissario straordinario dell’Ipa, l’istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti di Roma Capitale. Scelto da Gualtieri.

 

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