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Pd, la lettera di due dem affonda Schlein: "Perché il referendum è sbagliato"
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Il Pd si spacca, ma non è una novità. Ciò che però sorprende è che il pomo della discordia sia proprio l'autonomia differenziata, grande cavallo di battaglia del nuovo campo largo. Due esponenti di rilievo del Nazareno, gli ex senatori Enrico Morando e Giorgio Tonini, hanno espresso la loro contrarietà al referendum abrogativo, difendendo perciò la scelta della riforma del Titolo V della Costituzione a opera del centrosinistra ormai più di due decenni fa. Ma in casa dem sembrano aver perso la memoria.
"La legge Calderoli può e deve essere criticata per molti aspetti, insieme alla narrazione che dell’Autonomia differenziata propone la Lega - spiegano Morando e Toni al Corriere -. Ma in sé è troppo poca cosa per giustificare un referendum abrogativo. Non si chiamano al voto 50 milioni di italiani per emendare una legge di procedura. Se si ricorre al referendum - aggiungono -, è perché si vuole mettere in gioco una grande questione di orientamento politico generale, che in questo caso è la Costituzione stessa, come riformata da noi (noi centrosinistra) 24 anni fa, con l’avallo di un referendum popolare confermativo”.
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Secondo i due esponenti dem, il Partito democratico a guida Elly Schlein vorrebbe un ritorno al centralismo. "Il Titolo V è certamente rivedibile e perfettibile - sottolineano Morando e Tonini -. Soprattutto, andrebbe completato con la riforma del bicameralismo e la creazione di una vera Camera delle Regioni, come tentava di fare la riforma Renzi-Boschi. Ma non c’è nessuna ragione, a nostro avviso neppure di sostenibilità finanziaria (come dimostra il caso esemplare della sanità), per abbandonare la strada dell’Autonomia in favore di una nuova stagione di centralismo".
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