Giovanni Toti, con gli audio al Tg3 si apre la campagna elettorale
Per fortuna la chiamano Tele -Meloni. Il Tg3 ha trasmesso l’audio di una conversazione tra Giovanni Toti e Aldo Spinelli allegata agli atti del processo. L’imprenditore si informa sui lavori perla Diga Foranea, che raddoppierà i volumi del traffico navale genovese, e l’allora governatore della Liguria lo rassicura sul fatto che il super appalto dovrebbe essere vinto da Webuild, l’impresa di Salini; poi chiede del piano regolatore del porto e gli viene risposto che sarà argomento di un prossimo incontro con il presidente dell’Autorità dello scalo ligure, Paolo Emilio Signorini.
Tutto già noto, si potrebbe dire anche pressoché irrilevante rispetto alle accuse di corruzione, che vedono i tre protagonisti delle intercettazioni rinviati a giudizio per il processo immediato, che inizierà il 5 novembre. E tutto immancabilmente riproposto con enfasi, toni scandalistici e il solito taglia e cuci. L’ex governatore ha sì detto a Spinelli che l’appalto sarebbe stato vinto da Salini e non dal concorrente di Singapore in lizza ma, contestualmente, gli ha spiegato che la sua era una supposizione, non un’informazione, dovuta la fatto che Webuild a Genova non è un’azienda come le altre ma un simbolo, la multinazionale che ha ricostruito in tempo record il Ponte Morandi.
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Il servizio anti-Toti della Rai Liguria, commentato duramente sui social dell’emittente da molti cittadini, che sull’accanimento nei confronti del loro ex presidente hanno le idee chiare, non è un buon viatico per la campagna elettorale che inizierà dopo Ferragosto per scegliere la nuova guida regionale. Il governatore si è dimesso prima di essere rinviato a giudizio e ha pagato un prezzo salato ai sospetti della magistratura. Continuare a processarlo sotto l’aspetto mediatico per dare una mano alla sinistra nelle urne è scorretto se lo fanno testate giornalistiche private, inaccettabile se lo fa il servizio pubblico, con i soldi anche degli elettori lasciati senza presidente. È il solito vezzo dei giornalisti che si fanno guidare dalle Procure e rispondono a chi obietta: noi non facciamo politica, pubblichiamo solo le carte.
Senza mai porsi il dubbio se non si prestano a essere buca delle lettere dei pm anziché veicoli di informazione e senza mai chiedersi come mai hanno accesso alle notizie contro gli imputati prima degli avvocati difensori, che con un lavoro sfinente devono cercarsi le cose rilevanti del processo annegate tra migliaia di pagine mentre i giudiziaristi se le ritrovano in mano ben evidenziate in multicolor.
PROCESSO IN TRE MOSSE
Già, perché l’inchiesta contro Toti, come peraltro tutte quelle sui politici, funziona così. Prima l’ex governatore è stato processato sui giornali attraverso la pubblicazione di intercettazioni ottenute in violazione della legge e con un escamotage processuale, aprendo un’indagine parallela per inesistenti reati mafiosi. Poi qualche manina ha divulgato i video di quanto scritto nelle carte e ora tocca agli audio sul medesimo materiale. Tre volte la stessa notizia, a distanze di tempo studiate, per condizionare l’opinione pubblica e direzionare il voto. Una sorta di volantinaggio quotidiano contro l’ex governatore, con lo scopo evidente di impedirgli di avere un erede. Quanto a prassi scandalose, non può passare sotto silenzio il fatto che la Procura si sia precipitata a chiedere il giudizio immediato per l’ex governatore ma contemporaneamente tenga aperto un secondo troncone d’indagine, con giudizio ordinario, dal quale sistematicamente fa riemergere e dà in pasto alla stampa episodi noti.
Questa parte dell’inchiesta, a termine di legge, dovrebbe chiudersi il 5 novembre, quasi alla vigilia del voto per il presidente, plausibilmente con un secondo rinvio a giudizio per Toti, tanto per mischiare un altro poco politica e giustizia e sempre che il gip Paola Faggioni, fino a questo momento molto accogliente rispetto alle richieste dei colleghi pm, non proroghi le indagini. Una sorta di indagine perenne alla quale è sottoposto il cittadino, nella quale non si chiude mai nulla e tutto fa brodo pur di tirare la volata alla parte amica.
I liguri tra tre mesi andranno a votare. Che tengano a mente una cosa: l’inchiesta aperta contro Toti quasi a fine mandato dopo quattro annidi intercettazioni puntava e ha ottenuto le dimissioni del presidente, in modo da tornare al voto con il leader del centrodestra locale indagato. Ora gli elementi dell’indagine, sui quali non c’è stata alcuna sentenza, vengono usati quasi fossero una condanna per cavalcare la campagna elettorale. E la Rai Regionale si presta al gioco. A proposito degli allarmi progressisti su Tele-Meloni e la libertà dell’informazione a rischio.
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