Roberto Calderoli sull'Autonomia: "Terrorizzano il Sud raccontando bugie"
Anche l’uomo più paziente del mondo a furia di sentir raccontare “balle” sul suo conto finisce per inalberarsi. E Roberto Calderoli ne siamo testimoni da un trentennio - di pazienza ne ha da vendere. La campagna della sinistra contro la sua riforma sull’Autonomia differenziata, però, gliela sta facendo esaurire: «E adesso parto al contrattacco...».
Ministro Calderoli, per mandare a gambe all’aria la sua riforma la sinistra ce la sta mettendo tutta. È preoccupato?
«No. Penso che qualche preoccupazione debba averla proprio chi sta mettendo in piedi la campagna referendaria... io che di consultazioni ne avrò organizzate trenta o quaranta non sarei così certo della sua riuscita...».
Secondo lei il quesito referendario è incostituzionale e verrà bocciato, bloccando così il referendum?
«Questo lo deciderà la Corte Costituzionale. Per quello che vedo io, però, direi che ci sono buone probabilità che questo accada. Se mi permette, però, proverei a mettere in fila un po’ di incongruenze».
L’esperto è lei...
«Partiamo dalla raccolta firme, per la quale la sinistra dovrebbe ringraziare il governo Meloni, che per la prima volta nella storia ha attivato la piattaforma online.
Occhio però, perché per la Cassazione le firme non bastano. Esse dovranno essere corredate dai singoli certificati elettorali, altrimenti non sono valide e la piattaforma non te li da, te li devi andare a cercare Comune per Comune. Si tratta di un’operazione molto complessa. Per i referendum sulla giustizia avevo una squadra di 50 persone e sono diventato matto...».
Perdoni la divagazione, ma ha visto che a Napoli le firme le raccolgono anche in chiesa? Con tanto di omelia del parroco contro l’Autonomia? Queste cose non la fanno arrabbiare?
«Sinceramente no. Anzi un po’ li capisco. Ogni mattina guardo la rassegna stampa e quando leggo le “balle” che scrivono sull’Autonomia i giornali del Sud, mi vien da pensare che se io fossi un cittadino che vive in Meridione andrei di corsa a firmare per il referendum».
Sì, ma addirittura l’omelia del prete...
«Vale il discorso di prima. Diciamo che la predica in chiesa magari è inopportuna, ma lo scuso...».
Parentesi chiusa. Del Sud parleremo più avanti. Per andare a referendum, oltre alle firme, ci sarebbe l’alternativa dei cinque consigli regionali che approvano il quesito..
«In questo caso non ci siamo proprio. Fino ad ora le Regioni che hanno approvato il quesito sono quattro. La Puglia ci ha provato due volte, mala prima ha avuto problemi con la formulazione del quesito; la seconda è mancato il numero legale in aula. Quindi al momento questa strada è un vicolo cieco».
Poniamo che la raccolta firme abbia successo. Cosa accade dopo?
«Che la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sui quesiti».
Perché quesiti al plurale?
«Perché il primo sul quale si sono raccolte le firme, quello che chiede l’abolizione di tutta la legge è inammissibile e lo hanno subito capito anche a sinistra. Così ne hanno fatti altri due, ma anche qui ci sono molti dubbi».
Ci può spiegare?
«C’è quello che abolisce la parte che stabilisce i Lep (livelli essenziali di prestazione, ndr), la cui regolamentazione, però, è prevista dalla Costituzione e non si può abolire un pezzo della Carta con un referendum. C’è poi la questione che la riforma è legata alla Finanziaria e anche questa materia non è sottoponibile a referendum...».
Li ha impacchettati per bene. È questo che intende quando dice che passerà al contrattacco?
«Intendo fare un’operazione trasparenza. D’ora in avanti tirerò fuori i numeri ufficiali che dicono come vengono spese le risorse dello Stato dalle Regioni. Perché il punto è tutto lì».
Come vengono spesi i fondi dalle regioni che contestano l’Autonomia?
«C’è chi li ha spesi bene e infatti non ha nulla da temere e poi ci sono quelle regioni che hanno speso cifre enormi per dare servizi di poca qualità. Ed è qui il nocciolo. A fare paura non è l’Autonomia, ma il fatto che essa toglierà la foglia di fico a chi ha mal governato e sa che dovrà renderne conto in prima persona agli elettori».
Che poi, mi scusi, ma la riforma non dice che se uno non la vuole, questa benedetta Autonomia, può semplicemente non chiederla?
«Esatto. Un governatore può tranquillamente dire che all’Autonomia preferisce lo Stato e non succede nulla. Altro che riforma per spaccare l’Italia».
Tra i maggiori oppositori alla sua riforma c’è il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Le ha addirittura consigliato di non bere grappini quando parla di regioni che spendono male i loro soldi. Se l’è presa?
«Con De Luca ho un ottimo rapporto. Pensi che a dicembre scorso eravamo insieme e lui mi spronava a fare presto con la riforma perché con più poteri avrebbe gestito meglio la Campania».
Poi cos’è successo?
«Ha fiutato l’aria all’interno del Pd e ha cambiato idea. Pace».
Torniamo al Sud. Lei prima ha parlato di un bombardamento di informazioni che stanno convincendo i cittadini a firmare il referendum. Ma davvero questa riforma vuole il male del Meridione?
«Al contrario, l’Autonomia è la grande occasione per il Sud di far ripartire lo sviluppo. Così come servirà alle regioni del Nord per consolidarlo».
Cosa direbbe da autonomista ai cittadini del Sud?
«Di non credere alle “balle” che gli vengono propinate. Non è vero che i fondi al Sud non arrivano e non arriveranno. È solo che sono stati spesi male. E la storia dell’Autonomia che spaccherebbe l’Italia è solo la scusa di chi fin dall’Unità d’Italia ha mal gestito le risorse che lo Stato ha dato al Sud. Con questa riforma gli alibi cadranno ed è per questo che certa classe dirigente ha paura».
Lasciamo il referendum. Dopo l’approvazione della riforma come si sta muovendo?
«Sto lavorando alle intese sulle materie non soggette a Lep. Ho già informato il Consiglio dei ministri delle richieste che ho ricevuto dalle Regioni. E tra fine settembre e inizio ottobre sarò pronto ad aprire i tavoli di confronto con le Regioni interessate».
Le materie soggette a Lep, invece, quando saranno pronte?
«Per fine anno dovrei chiuderne un paio. Poi conto di arrivare a fine mandato con tutte le materie “leppate” e finanziate. Ma se tutto va secondo i piani la maggior parte di esse sarà pronta già nel 2025».